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Friday, April 03, 2015

La Monaco di Obama: si piega alla volontà di potenza iraniana e getta benzina sul fuoco in Medio Oriente

Un giudizio obiettivo sull'accordo preliminare tra Stati Uniti e Iran è quello del Washington Post (certo non di simpatie repubblicane), che ci mette un paragrafo per smontare tutto l'entusiamo che si respira dalle nostre parti. Un paragrafo che bada al sodo, al significato politico e strategico dell'accordo, senza perdersi in tecnicismi poco comprensibili.
The "key parameters" for an agreement on Iran's nuclear program released Thursday fall well short of the goals originally set by the Obama administration. None of Iran's nuclear facilities - including the Fordow center buried under a mountain - will be closed. Not one of the country's 19,000 centrifuges will be dismantled. Tehran's existing stockpile of enriched uranium will be "reduced" but not necessarily shipped out of the country. In effect, Iran's nuclear infrastructure will remain intact, though some of it will be mothballed for 10 years. When the accord lapses, the Islamic republic will instantly become a threshold nuclear state.
La realtà è che il risultato dell'accordo, se sarà confermato entro il 30 giugno, è aver guadagnato tempo. Quanto? Quanto vorrà l'Iran, presumibilmente il tempo necessario per riassestare la sua economia vicina al collasso a causa delle sanzioni (e non solo). I 2-3 mesi che secondo le stime, ad oggi, separano l'Iran dalla sua prima bomba atomica (il break-out time), con questo accordo dovrebbero diventare 12, a partire dalla cessazione naturale (10 anni più 5) o unilaterale dell'accordo. Dunque, questo accordo consente all'Iran di mantenere capacità tali da riuscire a produrre armi nucleari in 12 mesi da quando deciderà di volerlo fare. Per essere ancora più chiari: se l'Iran dovesse decidere di non rispettare l'intesa, da quel momento ci metterebbe almeno un anno, anziché gli attuali 2-3 mesi (ma si tratta sempre di stime). Se consapevoli di questo, si può anche ritenere l'aver guadagnato questi 10 mesi di tempo un successo... ma a che prezzo?

Come sintetizza il WashPost, il programma nucleare iraniano non viene smantellato, ma semplicemente "congelato" e, in un certo senso, riconosciuto. Diversamente dall'obiettivo che si era prefissato lo stesso presidente Obama, l'Iran non sospenderà il processo di arricchimento dell'uranio. Continuerà ad arricchirlo, sia pure in misura ridotta e non fino al punto necessario per usi militari, e si terrà le quantità già arricchite oltre la soglia per usi civili. Per l'Iran si tratta di un grande successo perché si vede riconosciuto da parte della comunità internazionale, dell'Occidente con in testa gli Stati Uniti, il diritto ad arricchire l'uranio e, quindi, implicitamente a diventare una potenza nucleare.

E questa dovrebbe essere la parte dell'accordo più spiacevole per gli iraniani... Quella buona per loro è che si vedranno gradualmente revocare le sanzioni. Si vedono iraniani festeggiare nelle strade di Teheran, ma si tratta evidentemente di sostenitori del regime, che si rafforza, non certo degli oppositori.

L'accordo è stato subito definito "storico", e naturalmente è subito ripartita in grancassa sui giornali italiani ed europei la santificazione di Obama. Soprattutto sui nostri media (e social media) il conformismo pro-Obama non ha limiti. In Iran è «molto presente il pluralismo e un bilanciamento dei poteri», arriva a scrivere Alberto Negri sul Sole24Ore. Tutto ciò che tocca Obama diventa oro... Che sia un accordo storico è fuor di dubbio, per molte ragioni e almeno per il fatto che si tratta del primo dalla rottura delle relazioni diplomatiche tra Usa e Iran. Ma attenzione al significato di "storico", perché indubbiamente anche l'accordo di Monaco del 1938 che spianò la strada ai piani di Hitler passò alla storia... anche se tristemente.

Il paragone ci sta tutto: se l'accordo di Monaco riconobbe come legittima, in termini territoriali, la volontà di potenza della Germania nazista, così l'accordo di Losanna, permettendo all'Iran di mantenere quasi intatti i progressi del suo programma nucleare e, anzi, di continuare ad arricchire uranio, riconosce la sua volontà di potenza regionale in Medio Oriente. Con tutto ciò che può derivarne in termini di ulteriore instabilità nella regione: corsa all'atomica di Arabia Saudita ed Egitto (alleati nonostante tutto leali che dopo questa legnata sui denti si sentiranno più insicuri), nervosismo di Israele e ulteriori attività terroristiche iraniane... L'Iran potrà tenersi la sua pistola carica e "in cambio" le sanzioni verranno gradualmente revocate. Di storico c'è anche che è il primo accordo in cui una delle parti ottiene sia la botte piena che la moglie ubriaca...