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Monday, May 13, 2013

Requisitoria da brividi. In che mani siamo?

Anche su Notapolitica e L'Opinione

Bisogna sospendere anche i processi, per le frasi razziste pronunciate dai pm, come ieri sera è stata sospesa la partita Milan-Roma per i cori razzisti all'indirizzo di Balotelli? Se in un'aula di tribunale capita di ascoltare da una pm, durante la sua requisitoria, una frase vagamente razzista (nei confronti di una ragazza che, tra l'altro, secondo l'ipotesi accusatoria dovrebbe essere la vittima), come possiamo sorprenderci che in un contesto un po' più "popolare", allo stadio, un gruppetto di tifosi intoni "buuu" razzisti all'indirizzo di un calciatore di colore?

«Furba, di quella furbizia orientale propria delle sue origini». Questa la frase infelice pronunciata durante la sua requisitoria dalla pm Ilda Boccassini per spiegare i comportamenti di Karima El Mahroug. Ragazza che tra l'altro, essendo marocchina (e non egiziana, com'è stato appurato!), difficilmente può essere definita «orientale». Il ragionamento della pm sulla «furbizia» di Ruby appare viziato non solo da un pregiudizio vagamente razzista, ma anche sessista, laddove sembra accennare a quel particolare tipo di furbizia che usano le donne giovani e belle per ottenere i loro scopi. Che poi, la presunta «furbizia» imputata alla maghrebina Karima non sarebbe anche tipicamente italiana?

Se una frase del genere l'avessero pronunciata un leghista, o Berlusconi, è facile immaginare la quantità di reazioni veementi e indignate. Alla Boccassini, eroina della "resistenza" al berlusconismo per via giudiziaria, verrà perdonata dalla sinistra solidal-chic e politicamente corretta. Non sentiremo condanne né critiche da parte della presidente della Camera Boldrini né dal ministro dell'integrazione Kyenge. E immaginiamo come suonerebbe una frase simile nei confronti di Kabobo, tristemente famoso come il picconatore di Niguarda: "Feroce, di quella ferocia meridionale propria delle sue origini". Come la prenderebbero i concittadini ghanesi di Kabobo? Probabilmente come le concittadine marocchine di Karima.

Ma non è tutto. Dopo averla ascoltata nella sua interezza, ci verrebbe da assolvere Berlusconi solo sulla base della requisitoria della Boccassini, senza nemmeno bisogno di ascoltare l'arringa dei difensori. Una requisitoria che dovrebbe fondarsi su fatti circostanziati e prove inoppugnabili, tenuti assieme da una logica ferrea, risulta essere invece un minestrone di luoghi comuni, pregiudizi, moralismi, teoremi, fino a scadere nell'analisi psico-sociologica da bar. E le prove schiaccianti? Tutte in un "non poteva non sapere", "non si può non pensare", "non può non aver detto", "non c'è alcun dubbio che". Emerge sì uno spaccato di squallore, quello dell'imputato, ma anche tutto lo squallore di una magistratura che anziché alla caccia di reati eventualmente commessi sembra dare la caccia a "spaccati" di squallore, voler raddrizzare il "legno storto" degli italiani.

Il tutto espresso attraverso un eloquio stentato nell'incedere, povero nel lessico, sconnesso, sgrammaticato, al punto che la Boccassini non sembra in grado di accordare le desinenze di genere, numero e persona secondo le regole della concordanza della lingua italiana. Questa la trascrizione letterale delle sue parole: «Furba, di quella furbizia proprio orientale, dellE suE ORIGINE. Sfrutta... riesce in una... a sfruttare LA propriA essere extracomunitariA». Un appello rivolgiamo al ministro della Giustizia Cancellieri: nonostante le ristrettezze finanziarie, stanziare subito fondi per corsi di italiano e geografia per magistrati. E test Invalsi per le verifiche.

Da cittadini un inquietante dubbio ci assilla sul funzionamento del sistema giustizia nel suo complesso: se questo è il pm che sta processando un ex presidente del Consiglio in un tribunale importante come quello di Milano, dunque si suppone non sia l'ultimo dei pretori di una cittadina di provincia, chi si trovano di fronte i cittadini comuni, i poveri "ladri di polli"? Bisogna avere fiducia nella magistratura, ci viene ripetuto, bisogna difendersi "nel" processo e non "dal" processo. Poi ascolti una requisitoria come quella della Boccassini, un vero e proprio compendio del 90% dei problemi della giustizia italiana, e un brivido ti corre lungo tutta la schiena. No, grazie.

UPDATE ore 17:15
Ma l'apice di inciviltà giuridica viene toccato a conclusione della requisitoria, con la richiesta di condanna, o meglio "la" condanna, pare di capire dall'emblematico lapsus della Boccassini, che nei confronti dell'imputato Berlusconi usa le parole «la procura lo condanna», anziché la formula di rito «ne richiede la condanna». Come se fosse lei, non i giudici, a emettere la sentenza (il video). E forse è davvero così...

2 comments:

Jean Lafitte said...

per fortuna la Boccassini ha una statura culturale e morale ben al di sopra di quella di chi scrive su questo blog. Ilda 6 una di noi.

Anonymous said...

Sentendola mi è venuta voglia di regalarle un libro,vorrei poter scrivere che in magistratura costei è un caso isolato.
Toni