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Wednesday, June 06, 2012

La Corte dei Conti: tagliare spesa e tasse di 50 miliardi

Nel rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica, presentato ieri in Parlamento, la Corte dei Conti, come fa da anni in ogni sede, è tornata a denunciare gli squilibri recessivi delle politiche fiscali in cui i nostri governi perseverano, pur riconoscendo l'efficacia del contenimento della spesa - tra 2008 e 2011 una vera e propria inversione di rotta rispetto alla spesa allegra degli anni precedenti. Ma la notizia è la pressoché totale continuità, nel male ma anche nel bene, che la Corte ravvisa tra il governo Berlusconi e l'attuale.

La critica fondamentale riguarda il consolidamento fiscale, troppo sbilanciato sul lato delle entrate, da cui vengono reperiti «oltre i due terzi delle maggiori risorse di bilancio». Anche gli interventi correttivi decisi dal nuovo governo nel dicembre scorso confermano «il ricorso prevalente alla leva tributaria per l'intero orizzonte programmatico». Una scelta che ha però una pesante «controindicazione» negli «impulsi recessivi» trasmessi all'economia reale, con il rischio «che un ulteriore rallentamento dell'economia allontani il conseguimento degli obiettivi di gettito», quindi di bilancio, e che ciò richieda nuove e ancor più recessive correzioni. La Corte mette dunque in guardia dal «pericolo di un avvitamento» ed invita a «disinnescare il circolo vizioso». Per reperire il «gettito mancante», avvertono in sostanza i magistrati contabili, non si può più agire sul lato delle entrate, né volontarie né tributarie, essendo la pressione fiscale ormai ad un livello insopportabile, ma bisogna ampliare la base imponibile, incidendo sui fattori che bloccano la crescita.

E uno dei fattori che blocca la crescita è il nostro sistema fiscale, ancora lontanissimo dal «benchmark europeo». Non c'è stato, infatti, lo spostamento del carico fiscale "dalle persone alle cose" che era stato promesso sia dal governo Berlusconi che da Monti: «L'aumento impositivo che ha investito consumi e patrimoni - registra la Corte - si è tradotto in una riduzione molto limitata del prelievo sui redditi da lavoro e d'impresa».
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Servirebbero, per alleggerire il carico fiscale su lavoro e impresa avvicinandolo alla media europea, 50 miliardi di euro. Ma con gli aumenti recenti, e quelli già previsti, delle aliquote Iva (tra l'altro «gravidi di controindicazioni sul piano economico e sociale») sono esauriti anche i margini del prelievo sui consumi. Dove reperirli, dunque?

Secondo la Corte «l'opzione di fondo da perseguire non può non essere quella di una consistente riduzione della spesa corrente - sia primaria che per interessi sul debito». In poche parole la Corte dei Conti suggerisce di tagliare la spesa corrente di 50 miliardi - altro che i 4-5 previsti dalla spending review! - e di usarli per tagliare le tasse su lavoro e impresa. Insiste, inoltre, per «un abbattimento significativo del debito, attraverso la dismissione di quote importanti del patrimonio mobiliare ed immobiliare in mano pubblica», ricordando di aver più volte sottolineato le carenze, sul fronte dismissioni, «nell'identificare dimensioni, condizioni e responsabilità realizzative».
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