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Monday, June 25, 2012

Basta buttarla in politica, almeno ad Euro2012 risparmiateci banalità antitedesche

Un popolo di santi, poeti, navigatori... e commissari tecnici. Si sa che quando gioca la Nazionale di calcio gli italiani si trasformano tutti in 60 milioni di Bearzot, Lippi o Prandelli. Chi scrive è fra questi e non se ne vergogna. A volte stucchevoli, noi ct da divano, eppure, durante questi Europei abbiamo assistito, soprattutto su Facebook e Twitter, a qualcosa di ancor più stucchevole. Migliaia di post e tweet di gente che approfittando del torneo fra nazioni ci voleva a tutti i costi far sapere la sua idea sulle colpe politiche della crisi. Ecco, dunque, le scontate battute, i doppi sensi, sempre i soliti, sull'"euro" e sul "rigore", ogni volta che scendevano in campo Grecia, Spagna, Italia e Germania. Editorialisti e direttori di prestigiosi quotidiani scatenati su twitter, e con sprezzo del ridicolo sulle loro testate, a tifare Grecia per far dispetto a quella "culona" della Merkel. Era importante che i PIGS, i paesi eurodeboli (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna), si dimostrassero i più bravi a giocare al calcio. Ma ammesso e non concesso che lo siano, che cosa può significare politicamente? Nulla. Battere la Germania in una partita di calcio può in qualche modo voler dire che i tedeschi hanno torto sull'austerity e che il modello greco, o quello spagnolo, o l'italiano sono politicamente vincenti e moralmente superiori? O è solo per ripicca, un'infantile forma di invidia? Calcisticamente la Grecia può anche suscitare una certa simpatia, ma politicamente la merita un paese che per anni ha barato sui conti pubblici, si è indebitato fino alla bancarotta, e ora pretende che gli altri paghino il conto?

Ora che l'Italia è in semifinale, vi prego, risparmiateci le battute in chiave anti-rigore e anti-Merkel sulla sfida con la Germania. Mille altri motivi di rivalità calcistica possono arricchire di fascino e ironia questa partita. E risparmiateci la retorica degli italiani che danno sempre il meglio nelle difficoltà. Forse nel calcio c'è del vero, se si esclude qualche magra figura. Di solito con le grandi vendiamo cara la pelle, subiamo il loro gioco ma spesso riusciamo a piazzare la zampata vincente, grazie ad un quid per loro inspiegabile e misterioso. Nel 2006, in piena "Calciopoli", vincemmo i Mondiali; in queste settimane giocatori come Buffon e Bonucci, sottoposti ad un'ingiusta gogna mediatica, stanno rispondendo da campioni sul campo. Ma in politica è tutt'altro che vero. Attraversiamo una durissima crisi del debito, e una recessione, in gran parte frutti avvelenati dei nostri vizi nazionali. Eppure, né il governo tecnico, né la classe politica, né i media, e temo nemmeno l'opinione pubblica, si sono ancora convinti della necessità di estirpare per sempre quei vizi. Sappiamo solo giocare allo scaricabarile, imputando la colpa delle nostre disgrazie ai cattivi tedeschi e all'euro. Pur con gli sfottò "nazionalisti", che una partita di calcio resti una partita di calcio. Vi prego basta con le metafore politiche, è più divertente sentirsi tutti allenatori per una sera.

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