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Wednesday, April 18, 2012

La giornata: Monti brinda in anticipo al pareggio di bilancio e benedice la Grande Coalizione

Habemus Def (qui il testo). Dopo tre giorni di limature per evitare di gettare i mercati nello sconforto, il governo Monti presenta le sue stime, eccessivamente ottimistiche (soprattutto rispetto a quelle del Fmi), e festeggia - con troppo compiacimento (la «prima applicazione» del fiscal compact), e con troppo anticipo - il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013. Siamo appena entrati nel II trimestre dell'anno, solo il I ha costretto tutti gli organismi ad una decisa virata al ribasso delle stime del Pil, ed è ancora difficilmente prevedibile l'effetto recessivo delle tasse che gli italiani dovranno pagare nei prossimi, su tutte l'Imu (e l'Iva a ottobre). In realtà è sempre più probabile che anche l'Italia, dopo la Spagna, manchi i suoi obiettivi di bilancio. Sotto accusa l'austerità imposta dalla Germania ai Paesi eurodeboli, che ha accentuato la recessione, ma è pur vero che né Bruxelles né Berlino né il Fmi hanno imposto che l'austerità dovesse significare una spremuta di tasse e basta anziché tagli alla spesa e vere riforme.

Purtroppo, tutto è politica. Più che i numeri conta la stima di cui si gode a Bruxelles e a Washington, com'è lo stesso premier ad ammettere: commentando le preoccupanti stime del Fmi, si dice più «confortato» dai pareri sulle politiche del suo governo espressi dal ministro tedesco Schauble o da un suo portavoce, dalla Lagarde e dagli Usa, che non da mezzo punto in più o in meno di Pil. Sempre finché si accontentano i mercati...

Monti poi non rinuncia a piazzare l'ennesima spudorata promessa (in stile berlusconiano) sui tagli di tasse che «in futuro» saranno possibili grazie alla lotta all'evasione, nonostante abbia appena stralciato l'apposito fondo dalla delega fiscale; usa toni drammatici («ci battiamo ogni giorno per evitare il drammatico destino della Grecia») per ricompattare attorno al governo forze politiche e opinione pubblica; e torna a far leva sull'untore preferito dei difensori della spesa pubblica, l'evasore fiscale. Ma soprattutto fornisce la giustificazione economica per il compimento di quel disegno squisitamente politico che lo porta, a scapito delle riforme, a non tirare troppo la corda con i partiti: la Grande Coalizione. «Siamo un governo breve chiamato a svolgere un compito lunghissimo», ricorda in conferenza stampa, e «se le forze politiche che sostengono il governo, con grande senso di responsabilità, dovessero condividere questa piattaforma triennale e farla propria, in tutto o in parte, sarebbe un punto importante e una leva di fiducia nel lungo periodo nei confronti dell'Italia». Insomma, duratura la crisi, durature le sfide per la crescita, duraturo pure il percorso di risanamento, le forze politiche non potranno che proseguire nello «sforzo collettivo» anche dopo le elezioni del 2013.

Anche se il Pdl, attivo in questi giorni su fisco e lavoro per ritrovare l'empatia con i propri elettori delusi e arrabbiati, è in frenata. Fa la voce grossa sulle tasse (ora basta! grida Alfano dai tg). Niente strappi, ma la luna di miele è finita e non c'è spazio per certe convivialità. Berlusconi quindi annulla il pranzo con Monti, che aveva solleticato la fantasia dei retroscenisti. Non è uno sgarbo al professore. Al contrario, giura, un gesto per allentare la tensione, «per non alimentare polemiche e per evitare o prevenire insinuazioni malevole su questioni inerenti le frequenze televisive». Incontro rinviato a quando con il Pdl avrà valutato i provvedimenti su fisco, in particolare quelli che riguardano la casa, e crescita. Tra questi addirittura «una cinquantina» ne ha annunciati ieri sera Passera. La sensazione è che si tratti di coriandoli, fumo negli occhi per placare l'insistenza con la quale da più parti si invocano politiche per la crescita.

Monti dice di essere uscito dal vertice notturno di ieri con un «nuovo patto politico» siglato con ABC. La riforma del lavoro dovrebbe procedere in modo spedito, anche perché saranno accolte le richieste delle imprese fortemente sponsorizzate dal Pdl, ma sul resto vedremo. Intanto oggi il governo ha dovuto chiedere una nuova fiducia, sul dl fiscale (senza sconti Imu ad anziani e disabili ricoverati), e la decisione del premier di non presentarsi agli spring meetings del Fmi al G20 economico e finanziario denota una certa apprensione per il fronte politico interno.

Sulle stime ottimistiche di Monti incombe però una specie di armageddon immobiliare. Il Censis è il primo istituto di ricerca autorevole a lanciare un inquietante allarme su quello che definisce "l'effetto-Imu": gli italiani starebbero inondando il mercato di seconde case, il che in assenza di domanda potrebbe provocare un crollo verticale del valore degli immobili, che alla fine del 2012 potrebbe calare anche del 20%, con punte del 50%. Con quali effetti sui mutui (il 22% delle famiglie che ne stanno pagando uno sono già oggi in difficoltà) e sugli asset immobiliari delle banche? Meglio non pensarci, un incubo.

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