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Sunday, March 18, 2012

Nessuno irrita Monti come Giavazzi

Anche per Francesco Giavazzi, a giudicare dal suo editoriale di ieri sul Corriere, il venir meno dell'urgenza per effetto del calo dello spread (determinato per lo più dagli interventi della Bce ma anche dalla fiducia dei mercati nel professor Monti) è un «fattore di rischio» e l'azione del governo dal dicembre scorso sembra aver perso incisività. Esattamente quanto si osservava qualche giorno fa su Notapolitica. Molto poi dipenderà dall'andamento del Pil, visto che il governo ha fondato i suoi programmi per il pareggio di bilancio sull'ipotesi che nel 2012 si contragga dell'1%, mentre sembra già ottimistico un -2%.

Ma soprattutto Giavazzi ha avvertito che «bruciata, purtroppo, la carta delle liberalizzazioni, rimane solo la riforma del mercato del lavoro» per convincere i mercati di un reale «cambio di passo» da parte dell'Italia e ha insinuato che alcuni «colleghi ministri» starebbero frenando la Fornero che invece «ha pronto un testo incisivo». Se avessero successo, conclude l'economista, il ministro «dovrebbe, con lo stile e la determinazione che la caratterizzano, abbandonarli al loro destino».

Fatto sta che Monti se l'è presa e non poco con il suo «amico Giavazzi» e dal palco di Confindustria si è lasciato andare ad una lunga polemica piena di pungenti ironie. Fosse stato Berlusconi a riservare una polemica e un'irrisione così dure ad un editoriale sì critico, ma rispettoso e non infondato nei confronti del governo?

«E' bene per noi governo sentire la frusta dell'impazienza intellettuale, ma è troppo comodo per noi se quella frusta perde un po' di autorità perché è imprecisa». E giù ad elencare le presunte imprecisioni: le «cose sbagliate che disorientano»; «inaccettabile» bollare il dl liberalizzazioni come una «carta bruciata»; lo stile e la determinazione riconosciuti alla Fornero «il punto più pregiato di tutto l'articolo»; «credo che il ministro non possa abbandonarci al nostro destino, anche perché martedì siederò al suo fianco per presiedere la riunione con le parti sociali».

I timori di Giavazzi in realtà sono più che fondati e la stizza ben dissimulata di Monti ci ricorda che anche al più tecnico dei tecnici viene da fare il politico quando viene criticato sulla stampa. Se non fosse per la sua oratoria sobria, elegante e ironica, per il suo aplomb, si direbbe che a Monti siano saltati i nervi. E quando era la sua, con i suoi cattedratici editoriali sul Corriere, «l'impazienza intellettuale»?

L'editoriale di Giavazzi è un altro sintomo che l'unanimismo intorno a Monti sta mostrando le prime crepe (dopo Garante privacy e Corte dei Conti)? Molto dipenderà dalla riforma del lavoro che riuscirà a varare. Dopo la quale, ha già annunciato il premier, si impegnerà in un «roadshow» all'estero per presentare agli investitori la maggiore «attrattività» italiana. Come c'eravamo chiesti in occasione delle sue visite alla City di Londra e a Wall Street, non è che Monti è il nostro miglior piazzista piuttosto che un riformatore?

P.S. la dice lunga sullo stato di rincoglionimento dell'informazione italiana il fatto che le agenzie di stampa, con i siti internet a ruota per molte ore, abbiano scambiato la lunga citazione dedicata da Monti all'editoriale di Giavazzi per parole e dichiarazioni dello stesso Monti.

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