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Friday, March 02, 2012

La Tav solo un pretesto

Due o tre cose sui No Tav. La protesta contro la realizzazione dell'opera non c'entra più nulla, bisognerebbe prenderne atto invece di parlare di «dialogo». La valle ha i suoi rappresentanti istituzionali e con quelli il governo centrale deve interloquire.

All'opera c'è una rete antagonista che salta da un pretesto all'altro, ovunque nel Paese, pur scontrarsi con le forze dell'ordine, danneggiare beni pubblici o privati, mettere in atto blocchi e occupazioni, vere e proprie tattiche di guerriglia premeditate, ben organizzate, esattamente come accaduto a Roma lo scorso 15 ottobre (ma pare ci siamo già scordati quel pomeriggio). E' una cosa ben diversa da una manifestazione che sfocia spontaneamente in atti di violenza. Si tratta invece di una strategia della tensione pianificata a tavolino e di carattere eversivo.

Lo Stato si dimostra impotente perché si rifiuta di riconoscere questa realtà, e rinuncia all'uso legittimo della violenza contro chi vuole sovvertire il metodo democratico e attenta ai diritti e alla proprietà degli altri cittadini. Fermezza sulla continuazione dei lavori - e ci mancherebbe! - ma vengono tollerati blocchi di autostrade e stazioni, non solo nella valle ma anche nelle grandi città, danni alle infrastrutture pubbliche e alla proprietà privata, persino aggressioni personali.

I pochi violenti che finiscono davanti ai magistrati o vengono subito liberati o si beccano un'accusa di resistenza a pubblico ufficiale, al massimo lesioni. Non ha alcun senso: la premeditazione e l'organizzazione degli scontri e dei blitz contemporanei in diverse città su tutto il territorio sono tali da prefigurare, almeno come ipotesi, l'associazione per delinquere di stampo eversivo. Ma i magistrati fanno finta di niente, perché provare certe accuse richiederebbe troppo lavoro e perché in fondo la nutrono un po' di simpatia per quello che qualificano come ribellismo giovanile. Quindi non se la sentono di applicare ben più gravi fattispecie di reato che calzerebbero a pennello con ciò che accade.

Come ho già scritto in occasione degli scontri di ottobre a Roma, sul piano legislativo, come si sta valutando il reato fin troppo specifico di «omicidio stradale», così si potrebbe introdurre un nuovo tipo di reato associativo, specifico per chi partecipa a disordini e scontri all'interno di cortei e manifestazioni, o almeno delle aggravanti nel caso di lesioni e danneggiamenti in simili contesti.

E' comprensibile che i metodi violenti e squadristi dei cosiddetti No Tav inducano qualche commentatore a definirli «fascisti», ma è sempre meglio applicare una terminologia appropriata e non nascondere la matrice ideologica di questo sovversivismo, che è anarchico, neomarxista, ecologista, di estrema sinistra.

1 comment:

Jean Lafitte said...

riguardo invece ai contenuti di questo articolo. 1) è naturale che le forze più reazionarie provino ad arginare questi movimenti. quello che è meno naturale è che ancora sperino di riuscirci. 2) il tentativo dei media mainstream di convincere l'opinione pubblica che questi movimenti siano dei movimenti di violenti è sostanzialmente fallita. 3) cosa più importante: su queste questioni viene fuori la vera faccia dei "liberali". che parlanò di libertà, di proprietà privata etc... e poi quando dei cittadini si trovano espropriati delle proprie case, dei propri terreni per un'opera inutile e dannosa, di nessuna utilità pubblica, invece di difendere la lorò libertà di ribellarsi "allo stato oppressore", invece di difendere la "sacra" proprietà privata chiedono la repressione. fatevi chiamare col vostro vero nome: fascisti. ( se preferite, pecorelle).