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Tuesday, March 27, 2012

Dal salva-Italia al bluffa-Italia

E' come scrive Stefano Menichini su Europa, e cioè che il Pd è semplicemente entrato in campagna elettorale, ma ha compiuto il «piccolo capolavoro» di portare in Parlamento il confronto sull'articolo 18, facendo così un favore a Monti; oppure c'è di più, in realtà il Pd ha iniziato a fremere per tornare a Palazzo Chigi, teme possa sfuggirgli come gli è sfuggito dopo la parentesi tecnica '92-'94, e quindi ha avviato, come sostiene Mario Sechi su Il Tempo, il piano di liquidamonti, sullo slancio del probabile successo alle amministrative?

A prescindere da quale siano i piani del Pd, resta il nodo dell'articolo 18: reintegro come opzione anche per i licenziamenti economici, come vorrebbero il Pd e i sindacati, o solo indennizzo, come vorrebbe il governo? Qualcuno dovrà cedere.

Sia come sia, sembra avverarsi ciò che avevamo predetto fin da subito, pochi giorno dopo l'insediamento del governo tecnico, e cioè che Monti avrebbe avuto se non poche settimane, «due/tre mesi, non oltre febbraio-marzo», certamente non oltre le amministrative, per la sua azione riformatrice, dopo di che rischiava di essere inghiottito dal ritorno dei partiti e indebolito, paradossalmente, dall'auspicabile allentamento della tensione sui nostri titoli di Stato. Avevamo per tempo segnalato che avrebbe commesso un errore fatale programmando la sua azione - prima i conti, poi le riforme - in un arco temporale troppo lungo. La stagione delle riforme era l'inverno, non la primavera. E ora che l'inverno è finito, sembra chiudersi anzitempo.

E quindi il pericolo che intravedevamo già a novembre - e che contrapponevamo su questo umile blog all'entusiasmo che nutrivano per l'ipotesi tecnica autorevoli economisti-blogger e professori - sembra materializzarsi: l'esperienza del governo tecnico rischia di concludersi, come le precedenti, con l'ennesima tosatura (e repressione) fiscale, il completamento di una sola riforma, quelle delle pensioni, e un'operazione credibilità, tutta fondata sull'autorevolezza personale di Monti, presso gli investitori internazionali. Le liberalizzazioni sono all'acqua di rose o tutte ancora da attuare; la riforma del mercato del lavoro è in alto mare e comunque quella uscita da Palazzo Chigi è di stampo socialdemocratico, timida sull'articolo 18 e gli ammortizzatori sociali, costosa e dannosa sulla flessibilità in entrata. Spesa pubblica? Intatta. Stock di debito pubblico? Intatto pure quello. L'annunciata "spending review" resta nel cassetto, e comunque produrrebbe briciole, e di privatizzazioni neanche a parlarne, come scrive Barbera su La Stampa. Il vero problema, il perimetro e il peso dello Stato nell'economia italiana, non è stato nemmeno scalfito.

Dopo il salva-Italia e il cresci-Italia, a chiudere il trittico riformista del governo Monti potrebbe essere il ddl bluffa-Italia.

2 comments:

Anonymous said...

In teoria Monti dovrebbe chiudere con la "muori-Italia",anche se credo verrà propagandata con altro nome,come le due precedenti.
Toni

Anonymous said...

Jim, lo sai meglio di me: il SalvaItalia era ed è un SalvaStato. Lo disse Monti da Vespa: non saremmo stati in grado di pagare gli stipendi. A chi? dico io. Ai dipendenti della P.A., cioè dello Stato burocratico che realizza il mondo perfetto con le sue leggi e leggine incomprensibili e garantisce il bene comune....
Bisogna recuperare e diffondere: the road to serfdom.
Ciao.
Andrea