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Tuesday, February 07, 2012

L'importante è che sia retwittable

Mentre media e politici erano affaccendati a spalare neve addosso ad Alemanno, continuavano a giungere storie di morti assiderati, comuni ancora isolati, pendolari intrappolati. Non a Roma. In provincia, nel Lazio, e nel resto del centro Italia. Tanto che il direttore di Europa, su twitter, verso le 19, ammetteva: «Se Alemanno non si fosse offerto come parafulmine ce ne sarebbero di responsabilità da chiarire». «Parafulmine» è la parola usata anche da un noto blogger di centrodestra, come Daw-blog, per giustificare l'attenzione mediatica su Roma e il suo sindaco. «Ce ne sarebbero»? Ma siccome Alemanno, certo anche per la sua incapacità, in questo caso soprattutto comunicativa, s'è offerto come «parafulmine», allora è giusto chiudere gli occhi, rinunciare a chiarire ed evidenziare le molte altre responsabilità nella cattiva gestione dell'emergenza neve in tutto il centro Italia?

Probabilmente Alemanno sta perdendo la sua occasione di governare bene Roma e l'ho più volte sottolineato, per esempio quando la città è andata in tilt per le prime piogge autunnali, al contrario della neve un evento annuale e puntuale a Roma. E tra i primi ho segnalato la sua tendenza ad apparire troppo sui temi e dibattiti politici nazionali piuttosto che sui problemi della città. Penso si sia capito che non muoio dalla voglia di difendere Alemanno, che sento molto distante da me politicamente, ma per amore di verità ritengo che crocifiggerlo per l'emergenza neve sia sproporzionato, sia rispetto a quanto accaduto a Roma, sia considerando che non ci si poteva aspettare di meglio, dal momento che la città e suoi abitanti sono strutturalmente impreparati alla neve. Ed è fisiologico che sia così, perché non si può spendere come Milano o Torino per un fenomeno che si verifica si e no ogni trent'anni.

Sparare su Roma e su Alemanno, che non poteva fare molto di più stavolta, e che preso dall'ansia da prestazione insieme al suo staff ha solo comunicato male come al solito, era troppo facile. La città è andata in tilt, nella provincia e nel Lazio è ancora peggio, e ora da parte di tutti gli amministratori, scottati - anzi, raggelati - dagli eventi c'è un eccesso di prudenza. Oggi scuole ancora chiuse, nonostante l'ultimo bollettino prevedesse al massimo nevicate «deboli» (ma anche quello per venerdì prevedeva "pioggia misto neve", eppure sappiamo com'è andata). E giù altra ilarità, a colpi di hashtag, dai social network, quando sarebbe forse più utile parlare di responsabilità ben più gravi, come quelle di Enel, Anas e Trenitalia. A Roma per fortuna alla fine non è accaduto nulla di grave, ma vogliamo parlare dei gestori - pubblici - delle reti, veri responsabili del collasso? Ancora morti e comuni isolati, ma possibile che nessun sindaco abbia chiesto aiuto alla Protezione civile, che tutti #nonhobisognodinulla come Alemanno? O vogliamo dirlo che al di là di Roma, che non ne aveva nemmeno bisogno, la Protezione civile de-bertolasizzata ha fatto cilecca totale e che è quanto meno fondato supporre che per paura ora si sia burocratizzata?!

No, non si può, perché il brutto dei social network è che la battuta va di moda più dell'analisi, e tanto più se fa da cassa di risonanza, non da controinformazione, al flusso dei mainstream media. Intendiamoci, le battute ben vengano, il problema è quando si finisce per crederci e a farne uno strumento di lettura della realtà. Nessuno si pone nemmeno il dubbio che aprire un profilo falso di qualcuno per sbeffeggiarlo, per di più nel bel mezzo di un'emergenza, sia un abuso deplorevole, un furto di identità. Tutti a ridere e a rilanciarne le sciocchezze, una tira l'altra. Né più né meno che nella vita reale anche in quella virtuale è l'istinto a farsi gregge a prevalere. L'importante è coniare l'hashtag più cool. Non è importante ciò che si dice, l'importante è che sia retwittable.

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