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Thursday, February 16, 2012

Esenzioni Imu, ambiguità rientrano dalla finestra?

Il governo ha annunciato un emendamento per chiarire, si spera una volta per tutte, l'area di esenzione dall'Imu riservata a tutti gli enti non commerciali, una questione che si tende a ridurre alle attività e ai privilegi della Chiesa ma che in realtà riguarda anche sindacati, partiti e in generale il settore no-profit. E' senz'altro un passo nella direzione giusta, che si deve anche alla disponibilità della Chiesa in un contesto economico che ha richiesto sacrifici da parte di tutti gli italiani, ma che forse dimostra anche come negli anni scorsi siano mancati interventi chiarificatori più per la sudditanza dei politici, ansiosi di accreditarsi oltretevere, che per l'intransigenza delle gerarchie ecclesiastiche nel rifiutare di affrontare il problema.

Detto questo, siccome pare che a Monti le cose basti annunciarle e tutti le danno per fatte, mi sono chiesto: i criteri indicati consentono davvero di risolvere in modo definitivo la questione? Sarò prevenuto, ma l'ambiguità rischia solo di spostarsi dall'infelice dizione di «attività non esclusivamente commerciale» al «rapporto proporzionale» che dovrà essere individuato tra attività commerciali e non all'interno di uno stesso immobile. Il comunicato del governo specifica che «l'esenzione fa riferimento agli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un'attività non commerciale», dunque stabilisce «l'abrogazione di norme che prevedono l'esenzione per immobili dove l'attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente». E fin qui sarebbe perfetto: l'attività non commerciale dev'essere esclusiva per godere dell'esenzione sull'immobile. Se non fosse che si introducono altri due criteri che rischiano di contraddire i primi e di far rientrare dalla finestra la suddetta ambiguità. E cioè che se nello stesso immobile si svolgono attività sia commerciali che non, l'esenzione è «limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l'attività di natura non commerciale». Dunque, si rende necessario un meccanismo di «individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all'interno di uno stesso immobile».

Poniamo il caso di un immobile di 100 mq dove si svolgano sia attività commerciali che non. Ebbene, si pagherà l'Imu solo sulla porzione utilizzata a fini commerciali. Ma come verrà calcolata, e soprattutto chi dovrà calcolarla? Mi pare che nel comunicato si parli di una «dichiarazione» del proprietario «vincolata a direttive rigorose stabilite dal Ministero dell'economia e delle finanze». Aspettiamo quindi di leggere il testo dell'emendamento.

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