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Thursday, December 09, 2010

La paura fa 14

A dimostrazione che più passano le ore più cresce tra i finiani l'incertezza sui propri numeri per sfiduciare il governo alla Camera, ecco il loro ultimo tentativo di evitare il voto del 14: chiedono a Berlusconi di dimettersi prima, assicurandogli un reincarico «entro 72 ore», ma allo stesso tempo - dandogli un motivo per non fidarsi - intimano dimissioni "al buio" (si discute solo dopo) o sfiducia. Ora: ciò che la gente proprio non capisce, è perché sia così indispensabile che Berlusconi si dimetta per dar vita a quel nuovo patto di legislatura che il premier, accogliendo la richiesta di Fini a Mirabello, aveva avanzato, ottenendo la fiducia (dei finiani compresi) a settembre, cioè neanche tre mesi fa. A rigor di logica si chiedono le dimissioni di qualcuno se questo qualcuno non lo si vuole più, mentre se si cerca davvero un accordo politico - sull'agenda economica dell'esecutivo, o sulla legge elettorale - lo si può ottenere (dal momento che l'interlocutore su questo piano sembra ben disposto) senza esporre il Paese ad una pericolosa fase di instabilità.

E' per questo che l'insistenza nel chiedere le dimissioni fa pensare alla trappola. Di certo per i finiani sono indispensabili per potersi giocare la partita per un nuovo governo - con o senza Berlusconi - da una posizione di forza. Posizione di forza che però non possono pretendere di ottenere per gentile concessione altrui, ma solo attraverso un voto parlamentare. Voto da cui Berlusconi, dal canto suo, cerca anch'egli una posizione di forza da cui ripartire all'indomani del 14, ragion per cui non li salverà mai dal vicolo cieco in cui si sono messi.

A questo punto, comunque vada il tanto atteso voto del 14, per Fli rischia di rivelarsi una Caporetto. Se il Cav. ottiene la fiducia, sia pure striminzita, anche alla Camera, potrà negoziare il rafforzamento dell'esecutivo da una posizione di forza, e sarebbe a rischio la tenuta stessa del nuovo partito di Fini; non dovesse riuscirvi, la doppia fiducia (alla Camera oltre che al Senato) avrebbe comunque spazzato via ogni ipotesi di governi "tecnici", aprendo la strada alle elezioni anticipate, ipotesi ugualmente drammatica per Fli. Ma anche se la mozione di sfiducia dovesse passare, nel giorno della "vittoria" i finiani si troverebbero insieme a Bersani e a Di Pietro, oltre che con Casini e Rutelli, in una inedita foto di famiglia che temono - giustamente - come la prova dinanzi agli elettori non solo del "tradimento" ai danni del Cav. (e passi), ma soprattutto dell'allontanamento dal centrodestra. Senza neanche avere grandi possibilità di evitare il ritorno alle urne, dal momento che al Senato Berlusconi avrà quasi sicuramente ottenuto la fiducia. In ogni caso, dunque, non ci fanno una bella figura: o un rimpastone (tutto questo casino per qualche poltrona in più?), o il ribaltone (alleati con Casini e la sinistra per sostenere un governo senza Pdl e Lega); o elezioni anticipate.

Ecco, quindi, che le crepe sono sempre più visibili tra i finiani, se il moderato Moffa considera «non indispensabile che Berlusconi si dimetta» per dar vita a «un patto che porti l'Italia fuori dalla crisi»; se spiega di aver firmato la mozione di sfiducia solo come «strumento di pressione negoziale per arrivare a un accordo prima del voto»; e se dice apertamente di interpretare «il sentimento di molti» nel gruppo.

1 comment:

Anonymous said...

"assicurandogli un reincarico entro 72 ore", va bene che Bocchino è napoletano ma non è ancora Napolitano.