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Friday, June 04, 2010

Voglia di deregulation

Colpo di reni di Berlusconi e Tremonti, che dopo tanto rigore sulla stabilità dei conti e sui tagli alla spesa, riportano l'attenzione sulla crescita, con un annuncio tutto da verificare (di promesse non mantenute e annunci a vuoto è lastricata la via dei governi Berlusconi), ma comunque positivo. Si poteva cogliere già dalla nota di ieri di Palazzo Chigi che qualcosa del genere bolliva in pentola. Laddove, smentendo le voci su presunti contrasti tra il premier e il ministro dell'Economia, faceva riferimento ad «un grande progetto di liberalizzazione delle attività economiche», «per rendere il nostro Paese competitivo sulla crescita». Oggi il ministro Tremonti ha chiarito i contorni del progetto: una misura straordinaria «per la libertà di impresa», che porti ad una «sospensione per 2-3 anni» delle autorizzazioni richieste alle piccole medie imprese, alla ricerca e alle attività artigiane. Una sorta di deregulation, dunque, che riguardi l'economia reale e non la finanza. Una misura che non comporterebbe i soliti incentivi fiscali, quindi spesa ulteriore. Una di quelle riforme a costo zero a lungo invocate.

Una proposta che il ministro dell'Economia intende presentare domani al vertice G20 di Busan, in Corea del Sud, e lunedì prossimo all'Ecofin. «Non si tratta di liberalizzazioni o di privatizzazioni - ha spiegato Tremonti - perché non si cambia il sistema dall'interno, ma di una rivoluzione liberale che renda possibile tutto ciò che non è proibito». Il ministro pensa quindi «ad una radicale e totale autocertificazione per le pmi, l'artigianato e la ricerca, con i controlli e la verifica dei requisiti fatta ex post», ma «limitata all'economia reale e non alla finanza, e con l'urbanistica che abbia un regime a parte». Finalmente qualcosa di liberale.

L'Europa, ha osservato il ministro, deve eliminare «l'eccesso di regole» che si sono stratificate negli ultimi 30 anni, pena «una dolce morte». «Non ha alternative», perché ormai l'eccessiva regolamentazione dell'economia reale «è un lusso che non si può permettere», data la concorrenza dei Paesi in via di sviluppo. «Inutile mettere benzina in un'auto che è bloccata da un macigno», sarebbero «soldi buttati». Per questo, secondo Tremonti, da un lato la stabilità dei conti pubblici «è tutto quello che si deve fare», ma la crescita è possibile solo «liberandosi dalla zavorra» delle regole. «O lo fai - ha concluso - oppure l'Europa si autosoffoca e non c'è sviluppo e può fare solo il guardiano di un cimitero o, al massimo, il tenutario elegante di un antico Relais».

Non si capisce perché si dovrebbe passare attraverso l'incognita di una modifica dell'art. 41 della Costituzione, e ci attendiamo dai 'finiani' e dalla sinistra i soliti richiami alla «legalità» da garantire. Vedremo se almeno su questo il governo saprà non farsi frenare.

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