Pagine

Monday, June 08, 2009

Il PdL torna sulla terra; Pd, crollo annunciato

E' incredibile il modo in cui i principali quotidiani hanno aperto le loro prime pagine questa mattina. L'impressione che si ricava dai titoli è che Pd e PdL siano accomunati nelle urne più o meno dallo stesso calo di voti («frenata», il termine usato da molti per entrambi i partiti). Ma c'è una grossa differenza tra un calo del 2,1%, però da un sontuoso 37,4%, e perdere il 7%, da un già deludente 33,1%. Esattamente la differenza che passa tra ciò che a mio parere si può definire un ritorno con i piedi per terra per il PdL, che si era illuso di potersi avvicinare alla soglia del 40% in una tornata elettorale che, tutti sapevano, si sarebbe caratterizzata per un forte astensionismo, e un crollo annunciato per il Pd - e che fosse annunciato non lo rende per questo solo una «frenata», un «calo», o un «giù».

Come al solito, ciò accade perché il confronto viene fatto più con le aspettative che con i voti reali delle precedenti elezioni (Politiche 2008; Europee 2004). Il risultato del PdL viene valutato rispetto alla più ottimistica previsione della vigilia (il 40-41% secondo la maggior parte degli istituti di sondaggi); mentre quello del Pd rispetto alla previsione più pessimistica (22-23%). Così si ricava una percezione totalmente distorta dell'esito delle elezioni.

La mia impressione è che per quanto riguarda il calo del PdL (rispetto alle Politiche 2008, non alle Europee 2004) abbia pesato soprattutto l'astensione (in particolare al Meridione e nelle Isole). In uscita, forse, anche una piccola quota di voto femminile per la vicenda Noemi. Ciò su cui vi invito a soffermarvi è l'impressionante forbice tra l'affluenza nelle circoscrizioni del Nord e del Centro e l'affluenza nella circoscrizione insulare. Che le regioni meridionali e insulari votano meno di quelle centrali e settentrionali è la norma in tutte le elezioni, ma questa volta la forbice si allargata in modo davvero notevole.

Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Toscana, Umbria e Marche sono andate tutte abbondantemente sopra il 70%; lo scarto con la Sicilia (49%) è di oltre 20 punti; con la Sardegna (41%) addirittura di 30. Alle politiche del 2008, le stesse regioni del Nord e del Centro fecero registrare un'affluenza intorno all'84%, ma allora lo scarto con la Sicilia (75%) fu solo di una decina di punti, mentre con la Sardegna (72%) di 12 punti. La differenza nell'affluenza si è raddoppiata nel caso della Sicilia e quasi triplicata in Sardegna rispetto alle Politiche del 2008. Quindi, a livello nazionale ha pesato molto meno il voto meridionale e insulare, dove il PdL andava ben oltre il 40%. Possono aver influito negativamente il dissidio tra il PdL e l'Mpa di Lombardo e lo spostamento del G8 dalla Sardegna a L'Aquila. Questo da solo potrebbe spiegare a livello di peso percentuale lo spostamento di 2 punti dal PdL alla Lega.

Detto questo, rimane il fatto che aumenta più del doppio il distacco tra PdL e Pd (dal 4,3% al 9,2%); che insieme PdL e Lega prendono comunque il 45,5% (solo -0,2% rispetto alle politiche), mentre insieme Pd e Di Pietro il 34,1% (-3,4%); che in tutte le circoscrizioni e in quasi tutte le regioni (18 su 20) il PdL è primo partito; che il Pd è caduto in due "regioni rosse": in Umbria e nelle Marche è stato sorpassato dal PdL; che alla luce di questi dati e della maggiore affluenza, dalle amministrative potrebbero uscire sorprese amarissime per il Pd.

Un'ultima considerazione sull'assetto tendenzialmente bipartitico del sistema, che secondo me non esce indebolito da questi risultati. Bisogna infatti considerare fisiologico che entrambi i partiti maggiori risentissero del tipo di elezione: non essendo in gioco il governo del Paese, ma il lontano Parlamento europeo, gli elettori non si sono sentiti vincolati dal cosiddetto "voto utile". E' normale, quindi, che vi siano stati più voti in libera uscita verso Lega, Udc, Di Pietro, Pannella-Bonino, comunisti e verdi. E' accaduto in quasi tutti i paesi europei. Non canterei vittoria se fossi in Casini, insomma. Altrimenti bisognerebbe sostenere che in Gran Bretagna non c'è più il bipartitismo.

Ulteriori commenti e analisi, comunque, a una più attenta valutazione dei voti reali.

No comments: