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Monday, June 08, 2009

Elezioni Ue subito in secondo piano, si è votato in Libano

Questa domenica si sono svolte elezioni politiche forse più importanti di quelle per l'insignificante e pletorico Parlamento europeo. La coalizione filo-occidentale "14 marzo" ha vinto le elezioni libanesi aggiudicandosi 71 dei 128 seggi del Parlamento. A Hezbollah e ai suoi alleati sciiti e cristiani sono andati 57 seggi.

La vittoria politica è confermata dalle reazioni degli sconfitti. Hezbollah ha sì ammesso che «l'opposizione continua a essere opposizione», ma ha ripreso subito il suo tono minaccioso, mettendo in guardia la maggioranza: il suo «ruolo di partito di resistenza», cioè la legittimità del suo arsenale, o il fatto che Israele sia uno «Stato nemico», sono punti «non negoziabili». Insomma, Hezbollah venderà molto caro ogni tentativo di disarmo. Sconfitta riconosciuta anche dall'ex presidente Aoun, cristiano-maronita schierato con Hezbollah. Pur rimanendo il primo partito tra i cristiani, è stato determinante il suo cedimento in due circoscrizioni a maggioranza cristiana, Achrafiyeh e in particolare quella di Zahle, dove Hariri e i suoi alleati cristiani hanno conquistato tutti e sette i seggi in palio. E' probabile che molti elettori cristiani, stanchi delle violenze, abbiano punito il partito di Aoun per la sua eccessiva subordinazione a Hezbollah.

Reazioni stizzite anche dalla Siria. Attraverso gli organi di stampa ufficiali il regime di Assad ha lanciato pesanti accuse alla maggioranza, cioè di aver comprato la vittoria elettorale. «Sono stati battuti, vittoria per il Libano», ha titolato invece il quotidiano saudita Asharq al Awsat, anti-sciita. Altri indizi della vittoria politica della coalizione "14 marzo". Tuttavia, ciò non vuol dire che sia garantita la governabilità del paese e che si possa escludere una recrudescenza del conflitto civile, anche tra breve. La maggioranza cristiano-sunnita guidata dal partito antisiriano di Saad Hariri ha già fatto capire di essere pronta a formare un nuovo governo di unità nazionale, ma senza diritto di veto per i ministri di Hezbollah.

La situazione uscita dalle urne è la «fotocopia della vecchia assemblea della divisione civile», commenta il quotidiano dell'opposizione non facendo presagire nulla di buono. Infatti, «data la difficoltà di governare», propone un governo «di compromesso» nel quale vincitori e vinti sarebbero messi nella sostanza sullo stesso piano. «Voglio congratularmi con i vincitori di queste elezioni... accetto i risultati con sportività e spirito democratico», sono state le parole di Nasrallah, che però ha sinistramente aggiunto: «La maggioranza parlamentare è diversa dalla maggioranza popolare».

E intanto si avvicinano anche le elezioni presidenziali iraniane. Altro che Strasburgo.

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