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Friday, May 29, 2009

Tra Usa e Russia, l'Italia rischia la spaccata/2

L'ipotesi di un «complotto internazionale» contro Berlusconi, evocata oggi su Libero da Fausto Carioti, riprendendo il solito confuso editoriale di Lucia Annunziata, a me pare ridicola, per usare un eufemismo. Se ne parlerà pure tra i «fedelissimi» del premier, ma ai miei occhi resta tale. Un «complotto» che nascerebbe negli Usa, e comunque nel mondo anglosassone in generale.

Che alcune nostre politiche, e alcune recenti mosse avventate, infastidiscano i nostri alleati americani è fuor di dubbio. La ricostruzione di Carioti sul fastidio che a Washington provocano le intese tra Eni e Gazprom, l'ultima sul gasdotto South Stream, è ineccepibile. Tuttavia, mi chiedo: la politica dell'Eni sarebbe diversa senza Berlusconi al governo, o addirittura con un governo di centrosinistra? Era forse diversa durante il governo Prodi? A quanto mi risulta, che «l'intesa con la Russia non fosse solo economica, ma - per ammissione dei protagonisti - politica», era evidente anche con il governo di centrosinistra, quando altri «protagonisti», Prodi e D'Alema, parlavano esplicitamente di «partnership strategica» con Mosca.

Non inganni l'ostentata amicizia tra Berlusconi e Putin. E' reale, ma dietro di essa ci sono politiche rigorosamente bipartisan. Non è "l'Eni di Berlusconi" ad accordarsi con Gazprom, ma è "l'Eni italiana" punto. Nei confronti della Russia (come della Cina), al di là del "feeling" tra Berlusconi e Putin esiste una continuità sufficientemente bipartisan della politica italiana da non giustificare da parte di Washington complotti contro Berlusconi.

Sarà anche vero che a livello europeo si voleva tenere in gioco l'Ucraina e che, almeno a parole, si punta sul gasdotto Nabucco che esclude i russi, ma poi mi pare che tranne Gran Bretagna e Francia (meno dipendenti degli altri dal gas russo), gli altri paesi europei trattino con Mosca come fa l'Italia, ciascuno avendo a cuore il proprio particolare.

Mi sembra inoltre esagerato parlare di «appoggio dato da Berlusconi all'operazione militare russa in Georgia». E' vero che nelle prime ore la reazione del governo italiano apparve fin troppo comprensiva nei confronti di Mosca, ma subito dopo il tiro fu corretto. In questo genere di crisi, e in generale quando si creano tensioni tra Washington e Mosca, Berlusconi è sempre andato alla ricerca di visiblità internazionale, vantando un ruolo di mediazione forse sopravvalutato, forse velleitario, ma appunto di mediazione. Durante la crisi georgiana la nostra posizione inizialmente troppo filorussa e la nostra iniziativa di mediazione furono sfumate e riassorbite nell'alveo di un'iniziativa a livello europeo a guida francese.

Infine, sull'Iran, esclusi dal 5+1, vedo nelle mosse italiane maldestri tentativi per recuperare un posto in prima fila nei negoziati, più che una tentazione "doppiogiochista". Nei confronti dell'Iran, di Hezbollah e su tutta la politica mediorientale, il governo Prodi-D'Alema si è mosso in modo molto più ambiguo e tale da suscitare, quello sì, l'irritazione della Casa Bianca.

Vedremo ora quale sarà l'atteggiamento italiano nei confronti del trasferimento di detenuti di Guantanamo in Europa, un altro tema spinoso. Insomma, c'è senz'altro più d'un motivo di tensione e di freddezza nei rapporti tra Italia e Stati Uniti, ma non vedo aria di «complotti». Tra l'altro, è poco verosimile che a Washington si siano mossi per rimuovere "l'ostacolo Berlusconi" senza prima individuare una valida e praticabile alternativa, cioè un altro leader politico italiano - di centrodestra o di centrosinistra - in grado sia di ottenere il consenso degli italiani sia di ribaltare la politica dell'Eni. E' difficile in Italia trovare un politico fino a tal punto filo-americano. Fini? Tremonti? D'Alema? Non ne vedo.

Sarei invece più portato a pensare che nei rapporti freddi con la nuova amministrazione Usa Berlusconi paghi semmai l'amicizia con George W. Bush, altrettanto solida e ostentata di quella con Putin. E' più verosimile, a mio avviso, che l'amicizia tra Berlusconi e Bush, cementata dalla posizione italiana durante la crisi irachena, abbia supplito in questi anni alla scarsa rilevanza internazionale di fondo del nostro paese, illudendoci di essere alleati preziosi per Washington, addirittura necessari, mentre oggi, con Obama, siamo tornati a contare poco o nulla, è tornata l'Italia «che più di tanto non ha da dare agli Stati Uniti».

Un'analisi perfetta è quella di Daniele Raineri oggi su Il Foglio. I rapporti tra Usa e Russia stanno peggiorando su tutti i fronti (nonostante il bottone di reset offerto da Obama e H. Clinton ai russi): su tutti Iran (i russi si stanno impegnando a minare la credibilità della deterrenza di un raid aereo contro gli impianti nucleari di Teheran, neanche un succoso do-ut-des li ha indotti a desistere) e Afghanistan (Mosca sogna la disfatta Usa e Nato per recuperare influenza sulla regione). Quindi, con Usa e Russia che si allontanano, come ebbi modo di scrivere mesi fa, l'Italia rischia la spaccata: «Il nostro tradizionale ruolo di cerniera, il Cav. con lo Stetson da cowboy e il Cav. con il colbacco in testa, non è più possibile. O da questa o da quella parte. In attesa di capire che cosa faremo, la Casa Bianca non si fa sentire», conclude Raineri.

Ma purtroppo Berlusconi è sentimentalmente legato allo spirito del vertice Nato-Russia di Pratica di Mare, un'era politica ormai lontana anni luce. L'errore di Berlusconi (e di Frattini) è stato non comprenderlo mesi fa, quando cambiare linea gli sarebbe valso qualche bella figura sulla democrazia e i diritti umani e qualche punto "simpatia" con qualsiasi amministrazione Usa, sia che avesse vinto Obama che avesse vinto McCain. Invece, mi sembra che tuttora il Cav. non si sia accorto che tra Washington e Mosca è cambiata aria.

In tutto questo, però, i complotti lasciamoli ai no global e occupiamoci di politica.

2 comments:

Unknown said...

Per me Fini è amerikano quanto Berlusconi. E forse Frattini lo è ancora di più: nel suo ufficio c'è una sola foto con altre personalità, di tutte quelle che incontra ogni giorno, è quella con Colin Powell ai tempi in cui era segretario di stato

Anonymous said...

uhmmm...credo tu abbia sostanzialmente ragione.

il complotto anglosassone non c'è...ma un aiutino, all'inetta sinistra italiana...lo stanno dando eccome!


io ero tzunami