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Friday, May 15, 2009

In quei giorni prevalse la paranoia di Deng

Bao Tong, di cui già abbiamo avuto modo di parlare, ha curato il libro di memorie di Zhao Ziyang, segretario del Partito comunista all'epoca del massacro di Piazza Tienanmen. Subito dopo quei tragici giorni, per aver sostenuto la linea del dialogo con gli studenti, Zhao fu incarcerato e visse i suoi ultimi anni agli arresti domiciliari, fino alla morte, nel 2005.

Il libro, "Prigioniero di Stato", è uscito ieri in inglese a Hong Kong e sarà pubblicato in cinese mandarino entro il 29 maggio. Zhao racconta che gli studenti erano scesi in piazza per protestare contro la corruzione e per ottenere riforme democratiche, ma non per rovesciare il governo, e addossa tutta la responsabilità della brutale repressione dell'esercito a Deng Xiaoping, descritto come un dittatore paranoico: «La chiave della questione è sempre stato lo stesso Deng Xiaoping... se Deng rifiutava di avere una posizione più elastica, io non avevo modo di far cambiare posizione ai due più intransigenti, Li Peng e Yao Yilin».

A far precipitare la situazione un editoriale del 26 aprile 1989 sul Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Pcc, scritto da Li, nel quale gli studenti erano qualificati come «agitatori contro il partito, contro il socialismo», e che rendeva ufficiale - ed esecutiva - la posizione di Deng contro i manifestanti.
«Deng - si legge nelle memorie - aveva sempre avuto la tendenza a preferire misure dure nel trattare con gli studenti, perché credeva che le loro dimostrazioni minassero la stabilità... tra i leader del Pcc è sempre stato quello favorevole ad agire in modo dittatoriale. Ha sempre insistito come sia utile. Quando ha parlato di stabilità, ha sempre insistito sulla dittatura».
Ovviamente, nessuna recensione da parte della stampa cinese e nessun commento ufficiale.

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