Pagine

Thursday, March 12, 2009

Una diversa concezione della ricchezza e della tassazione

La proposta Franceschini di aumentare le tasse ai più "ricchi" per aiutare i più poveri ha ispirato degli accostamenti con l'aumento delle tasse per gli americani più ricchi annunciato da Obama. Mentre Obama può proporre di alzare le tasse ai più ricchi e «nessuno si ribella, tacciandolo di bolscevismo», ha scritto oggi Massimo Giannini su la Repubblica, «al segretario dei democratici italiani questa licenza politico-culturale non è permessa» e la sua proposta «fa scandalo».

Certo che fa scandalo. E' vero che per finanziare una parte del fondo iniziale di 634 miliardi di dollari per la sua riforma sanitaria, Obama aumenterà le tasse al 2% degli americani più ricchi. Ma tra Stati Uniti e Italia ci sono differenze abissali di aliquote marginali sul reddito individuale. Obama porterà le due aliquote più alte dal 33 al 36% e dal 35 al 39,6%, mentre la proposta Franceschini porterebbe l'aliquota massima dal 43 al 45%. Non solo. Quel 45% si applicherebbe sulla parte eccedente i 75 mila euro di reddito per i contribuenti che dichiarano dai 120 mila euro in su. Gli aumenti proposti da Obama riguarderanno i redditi superiori ai 200 mila dollari per i singoli e ai 250 mila per le coppie.

Per Obama sono "ricchi" quelli che guadagano dai 200 mila dollari in su; per Franceschini basta guadagnare 120 mila euro per essere "ricchi". Certo, un piccolo passo avanti rispetto a Prodi-Visco, che hanno colpito dai 35 mila euro, si può notare.

Il confronto con la proposta di Obama semmai mette in luce due diverse visioni sulla soglia della ricchezza e un diverso approccio nei confronti della tassazione. Mentre in Italia sul reddito oltre i 75 mila euro si paga un'aliquota del 43%, in America tra i 78.850 e i 164.550 dollari si paga un'aliquota del 28%. Ben 15 punti percentuali di differenza. Alle due fasce tra i 55 mila e i 75 mila euro, da noi tassata al 41%, e tra i 28 mila e i 55 mila euro, tassata al 38%, in America corrisponde la fascia tra i 32.550 e i 78.850 dollari, tassata al 25%. Per vedersi attribuire un'aliquota del 27% qui da noi bisogna scendere tra i 15 e i 28 mila euro, mentre tra gli 8 mila e 32.550 dollari gli americani pagano il 15%. Fino a 15 mila euro in Italia si paga il 23%, mentre in America fino a 8 mila dollari il 10%.

5 comments:

Anonymous said...

Sia chiaro, sono perfettamente d'accordo con te: le aliquote italiane fanno schifo. Ma 120 mila euro quanti dollari fanno al cambio attuale?

[malvino]

JimMomo said...

Circa 155 mila. Ma il cambio è indicativo fino a un certo punto. Nel senso che il potere d'acquisto è più o meno 1:1. Il cambio ci avvantaggia se acquistiamo in America. Ma la differenza è molto minore se vivessimo là percependo uno stipendio in dollari.

Anonymous said...

Consiglio a Malvino, e a chi ha dubbi simili, di fare il confronto in termini di potere d'acquisto (il cambio euro/dollaro in quei termini è circa 1,1, secondo i dati Ocse), e non tassi di cambio di mercato (a meno che, ovviamente, abbiate l'abitudine di far spesa oltreoceano, nel qual caso il confronto al tasso di mercato avrebbe senso) e in termini di effetto marginale della variazione di imposta, e quindi non sul reddito, ma sul reddito disponibile.
Messa così, i ricchi americani di Obama hanno un potere d'acquisto più che doppio dei ricchi italiani secondo Franceschini.
Poi dal punto di vista tecnico/politico, la proposta di Franceschini non ha nulla a che vedere con quanto proposto da Obama.

Anonymous said...

Beh, certo, continuare a guardare all'America come un modello, di questi tempi, mi sembra quantomeno assurdo.
Non so se la tassazione in Italia è giusta o meno, ma sapere che i numeri sono lontani da quelli degli USA, un paese che si è infine dimostrato intrinsecamente malato, e che non è riuscito a evitare questa colossale crisi economica neppure mettendo in campo tutto il suo potere militare, a me, sinceramente, rinfranca.

E travisi il senso delle parole di Franceschini (che non stimo e di cui non condivido nemmeno la proposta, giusto per chiarire): il senso è che "alzare le tasse", al di là dei numeri assoluti, ha lo stesso significato in tutto il mondo, ovvero dire a un gruppo di persone (i ricchi - che è un altro concetto relativo, per cui non ha senso guardare ai numeri assoluti) che dall'ann prossimo guadagneranno di meno. E quindi ha ragione: in Italia sembra reato, negli USA, a quanto pare, per ora no.

AND said...

marcos la cosa che da fastidio è che ogni volta ce n'è una buona per alzare le tasse, come se non si potesse fare altro, sono 50 anni che alzano le tasse.. a forza di farlo non c'è rimasto più niente, paghiamo tasse assurde per non avere servizi. Un politico sa queste cose, e deve avere una faccia come il culo per proporre l'ennesimo sacrificio