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Wednesday, March 25, 2009

La Cina spadroneggia e alza il tiro delle sue pretese

Il rilancio della cooperazione Usa-Cina fino al livello della "partnership strategica", il declassamento dei diritti umani a tema di secondo ordine, esiti della recente visita di H. Clinton, devono aver galvanizzato il regime di Pechino, il cui attivismo nella repressione interna, nella censura di internet, e nell'intimidazione internazionale continua a mietere successi senza trovare opposizioni nemmeno verbali.

Partiamo dagli ultimi episodi in ordine di tempo. Ieri il governo cinese ha bloccato il sito YouTube e ingaggiato una surreale battaglia a colpi di censura contro una creatura mitica, il "grass-mud horse" ("caoníma"), frutto della fantasia dei blogger cinesi per ridicolizzare la recente campagna contro la pornografia e i siti immorali lanciata dal partito, nonché la propaganda sulla "società armoniosa". In un cartone animato questa creatura combatte contro "l'invasione dei granchi di fiume" al ritmo di un rap che fra l'ironico, lo scurrile e l'irriverente, denuncia i soprusi del governo e le ripetute violazioni dei diritti umani. Secondo le nuove direttive, su forum, chat e altri social network, dev'essere impedita la diffusione di tutto ciò che possa richiamare il "caoníma". Il blocco di YouTube serve inoltre a impedire la diffusione di un video – un «falso» per Pechino – che documenta i brutali pestaggi di alcuni tibetani, tra cui dei monaci, ad opera delle forze di sicurezza cinesi, durante le proteste del marzo dello scorso anno.

Anche nel 2008, secondo Amnesty International, la Cina detiene il record mondiale delle condanne a morte (1.718, il 72%, ma potrebbero molte di più). Inoltre, può vantarsi di aver inventato le esecuzioni mobili: per risparmiare tempo e denaro i condannati vengono fatti salire su dei pullman, dove viene fatta loro l'iniezione letale mentre vengono trasportati in ospedale per l'espianto degli organi.

Ma il regime cinese spadroneggia anche a livello internazionale. Oltre a non aver mosso un dito contro la dittatura birmana e quella sudanese, per la crisi del Darfur (la Bbc ha documentato l'anno scorso gli aiuti cinesi, anche militari, al regime di al-Bashir), Pechino ha di recente ottenuto che il governo del Sudafrica negasse al Dalai Lama il visto per entrare nel paese fino al termine dei Mondiali di calcio del 2010.

Ma approfittando della crisi, e dei sorrisi di H. Clinton, la Cina ha persino lanciato un paio di provocazioni niente male direttamente agli Stati Uniti. Il 7 marzo, a circa 120 chilometri a sudovest dell'Isola di Hainan, 5 navi hanno circondato e minacciato la nave Usa "Impeccable", che si è vista costretta a manovre di emergenza per evitare la collisione. Acque internazionali per gli Usa, sulle quali però Pechino rivendica la sua sovranità. Sta alzando il tiro delle sue rivendicazioni territoriali sul Mar Cinese Meridionale, zona strategica dal punto di vista commerciale (vi passa un intenso traffico e oltre la metà del petrolio del mondo). Nonostante la crisi aumenta le spese militari del 15% e pattuglia le acque intorno alle Isole Spratly e Paracel, ricche di gas, petrolio e pesce, nonché potenziali mete turistiche, contese anche da Filippine, Vietnam e Taiwan. La stampa ufficiale (il China Daily) annuncia l'invio di altre 6 navi «per impedire la pesca illegale». Per qualcuno «il diritto internazionale è un modo per risolvere pacificamente i conflitti». Per i cinesi, «uno strumento per riaffermare le loro aggressive rivendicazioni», avverte Walter Lohman, della Heritage Foundation.

Infine, tramite una relazione del presidente della sua Banca centrale, la Cina si è spinta a proporre che il dollaro venga in futuro sostituito, come valuta di riserva internazionale, da una moneta unica mondiale gestita dal FMI. La relazione, insolitamente pubblicata anche in inglese, dà il segno di quanto in alto punti il governo di Pechino alla vigilia del G20 di Londra che si apre il 2 aprile.

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