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Friday, November 07, 2008

Tastare il polso a Obama

Come hanno reagito amici e avversari dell'America all'elezione di Barack Obama? Dagli amici sincere congratulazioni e disponibilità alla massima collaborazione. E mentre Berlusconi ha già offerto a Obama i suoi consigli, concedendosi l'immancabile battuta fuori luogo su cui tutto quello che c'è da dire lo ha scritto oggi Phastidio.net, il ministro degli Esteri Frattini si è sbilanciato in una previsione più che fondata: «Obama metterà l'Europa davanti a una scelta: diventare finalmente produttore di sicurezza, cioè dare di più, e non essere solo consumatore di sicurezza. Mi aspetto che chieda all'Europa un maggiore impegno politico e militare nella Nato, e in Afghanistan».

Secondo il ministro degli Esteri iracheno Zebari, l'elezione di Obama non porterà ad un rapido disimpegno americano dall'Iraq: «Obama ha detto agli iracheni, durante la sua visita in Iraq, che in caso di vittoria alle elezioni non si sarebbe affrettato a ritirare le truppe».

Non sono mancati, tuttavia, messaggi sinistri, da nazioni avversarie o nemiche dell'America. E dietro le congratulazioni di rito, si profilano già le sfide, il tentativo di tastare il polso al nuovo presidente. D'altronde, il candidato vice di Obama, Joe Biden, aveva avvertito che nei primi mesi di presidenza sarebbe stato messo duramente alla prova.

Il presidente russo Medvedev ha auspicato un «nuovo respiro» alla Casa Bianca e criticato l'attuale amministrazione per la sua «politica presuntuosa». A scanso di equivoci, ha ribadito che Mosca «non rinuncerà al suo ruolo nel Caucaso» e proprio per salutare Obama ha preannunciato il dislocamento di missili a corta gittata "Iskander" a Kaliningrad, enclave russa tra Polonia e Lituania, in risposta all'apertura delle basi per lo scudo americano in Polonia e nella Repubblica Ceca.

Simile a quella russa la reazione dell'Iran. Per l'agenzia ufficiale Irna, la vittoria di Obama è una «catarsi nazionale», «una prova del fallimento di Bush», «ripudiato» dagli americani. Ora, ha fatto sapere uno tra i più stretti collaboratori della Guida Suprema Ali Khamenei, «c'è la possibilità di migliorare i rapporti tra Usa e Iran». Peccato che, a poche ore dall'elezione, Teheran abbia denunciato che elicotteri americani volano «troppo vicini» allo spazio aereo iraniano lungo il confine iracheno, minacciando di rispondere a ogni violazione. Poca cosa.

E infine, oggi, l'immancabile minaccia di al Qaeda, che intima al nuovo presidente di ritirare le truppe Usa dai paesi musulmani e di «non entrare più nei nostri affari», strumentalizzando la crisi economica (sarebbe causata dalla guerra in Iraq).

Ma la sfida più consistente mi sembra ad oggi quella russa. Washington Post ieri, e Financial Times oggi, hanno entrambi dedicato un editoriale sulla questione dello scudo: «La vittoria di Obama è un opportunità reale per rivedere l'aspra disputa che nasce dai piani di Washington per istituire basi missilistiche in Europa dell'Est». Rivedere, è la parola che viene usata dal FT. Più esplicito il Washington Post, che ha parlato della possibilità di rallentare o cancellare il programma.

Il quotidiano Usa suggerisce al neopresidente di non cadere nel «bluff» russo dei missili "Iskander". Se deciderà di rallentare o cancellare il dislocamento del sistema di difesa antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca, non lo faccia citando la Russia e le minacce di rappresaglia che vengono da Mosca. E' improbabile che Obama si esprima su queste delicate questioni prima del suo insediamento alla Casa Bianca, ma se davvero desisterà dal piazzare lo scudo, o rallenterà troppo il programma, non basterà non citare le minacce russe per evitare che si pensi che l'America ha abbassato lo sguardo di fronte al bluff di un "orso" ancora più malconcio dell'"aquila". Certe aspettative possono lusingare Obama, ma dietro di esse tutti sono pronti ad approfittarsi della sua inesperienza e di sue eventuali debolezze. Dovrà prepararsi a giocare su più tavoli e a non concedere nulla.

1 comment:

Anonymous said...

Dalla campagna elettorale si capiva quale sarebbe stata più o meno la politica estera di McCain. Al contrario della politica estera di Obama personalmente non mi è stata chiara. Ma ho l'impressione che da Obama ci si può aspettare di tutto. Anche che sia più duro e determinato di Bush.