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Thursday, September 11, 2008

Un Pd senza idee si aggrappa all'antifascismo di maniera

Torno sulla polemica fascismo/Rsi. Pansa, intervistato da il Giornale, prende le difese del ministro La Russa, attaccato da Veltroni e Franceschini, osservando che molti di coloro che si arruolarono nella Rsi «erano cresciuti nel regime fascista, immersi in un clima di propaganda perenne», che «fra quei ragazzi, ce n'erano molti che divennero sinceri antifascisti», che quindi «non erano quattro miserabili scherani, come vuol far credere chi polemizza» con La Russa, bensì «uomini che si trovarono giovanissimi nel tempo delle scelte dure».

Il profilo che traccia Pansa è ineccepibile. Resta ora da capire quali debbano essere nei confronti dei caduti per Salò i sentimenti della memoria collettiva, dei rappresentanti della Repubblica italiana. E qui ribadiamo: certamente rispetto per ognuna di quelle storie individuali. Ma non «onore», che se non sbaglio è la parola invocata dal ministro La Russa. E' triste, lo so, ma chi si trovò anche solo per accidente, perché indottrinato in gioventù, dalla parte sbagliata, non può essere «onorato» come difensore della patria. Non è cattiveria, è che sarebbe un insulto ai fatti.

Certo, poi si può e si deve parlare anche dei professionisti dell'antifascismo e dei comunisti, che miravano non alla democrazia, ma a una dittatura ben più totalitaria e disumanizzante. Non so se possa essere rilasciata una patente di antifascista a chi, per esempio, militò nel GUF fino al 1945. Sono troppi gli imboscati, i fascisti dell'ultima ora che si convertirono in comunisti della prima ora. Il '43 rimane ai miei occhi uno spartiacque. Chi rimase fascista anche dopo il '43 difficilmente può convincerci di essere stato antifascista. E i comunisti difficilmente possono convincerci di essere stati democratici nonostante difendessero l'invasione sovietica in Ungheria.

Poi Pansa coglie un aspetto importante della vis polemica di Veltroni e Franceschini. Il «vero» problema» di Veltroni «è Di Pietro che fa la faccia feroce. Lui allora rilancia, senza esserne convinto, perché gli stanno rubando il patrimonio».

La verità è che il Pd veltroniano è ancora alla ricerca di un'idea forte per l'autunno», scrive oggi Stefano Folli, che non è il primo a sottolineare la totale mancanza di idee del Pd ma soprattutto del suo leader. Veltroni non ha uno straccio di idea, fa opposizione alla giornata, aprendo ogni mattina una polemichetta, il più delle volte prendendo delle toppe clamorose.

Non avendo trovato un'idea, «il surrogato è una sostanziale svolta a sinistra, così da mobilitare i simpatizzanti e rincuorarli... E la polemica sulle ipotetiche nostalgie fasciste del sindaco di Roma ne è il corollario». Ma il richiamo all'antifascismo e alla piazza non portano lontano: «I toni intransigenti e l'appello in difesa della democrazia possono servire a ridurre lo spazio in cui si muove Di Pietro, recuperando anche l'opinione di estrema sinistra. Ma così salta - è bene saperlo - la premessa politica su cui nacque il Pd», avverte Folli.

Lo dicevo all'indomani delle elezioni, su il Riformista: «... per il Pd è solo l'inizio e al di là della percentuale sarà determinante il dopo: da quale lato svilupperà la propria opposizione a Berlusconi? Di fronte alle poche e timide riforme, si appiattirà di nuovo sulle posizioni conservatrici dei sindacati e della sinistra massimalista, gridando alla "macelleria sociale", oppure incalzerà Berlusconi chiedendo più coraggio riformista?»

Ecco, aggrappandosi alla logora ideologia dell'antifascismo, cedendo al giustizialismo dipietrista, ma soprattutto in questi giorni le "grida manzoniane" sulla scuola e le solite accuse di "macelleria sociale" per i tagli (pochi) alla spesa pubblica, il Pd si avvia a ripetere gli stessi schemi dell'opposizione 2001-2006, che produsse il ritorno al governo sotto il segno di Prodi, Visco e Rifondazione comunista. Auguri. Dov'è finito il Veltroni del giugno-luglio 2007?

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