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Thursday, September 25, 2008

Ruini richiude ciò che non è mai stato aperto

Altro che «apertura». E infatti, su Avvenire interviene addirittura Ruini per sgombrare ogni dubbio: è del tutto «fuorviante» interpretare le parole di Bagnasco, presidente della Cei, «come se potessero rappresentare un cambiamento» sul tema del testamento biologico. «È vero esattamente il contrario: l'apertura a una legge ha il solo scopo di evitare un tale cambiamento». Ruini conferma totalmente la nostra lettura sul perché improvvisamente, dopo anni di ostruzionismo, la Cei chiama il Parlamento a legiferare in materia: «L'opportunità di un intervento legislativo riguardo alla fine della vita nasce unicamente dal pronunciamento della Corte di Cassazione sulla vicenda di Eluana Englaro. In concreto, infatti, soltanto attraverso una norma di legge è possibile impedire che quel pronunciamento apra a una deriva davvero eutanistica, fino a consentire l'interruzione della nutrizione e dell'idratazione».

Il gioco cambia, dentro i terzini. Almeno fino all'8 ottobre. Guarda caso proprio all'8 ottobre è stata rinviata l'udienza in cui i giudici della Corte d'Appello di Milano dovranno decidere se sospendere o meno l'esecuzione della sentenza che autorizza la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale a Eluana Englaro. Il rinvio si sarebbe reso necessario per l'indisponibilità di uno dei giudici, ma è probabile che si voglia aspettare la decisione - prevista sempre per l'8 ottobre - della Corte costituzionale sull'ammissibilità del conflitto d'attribuzione sollevato da Camera e Senato nei confronti della Corte di Cassazione e della stessa Corte d'Appello di Milano sulla vicenda Englaro.

In Italia il diritto viene piegato al servizio delle ideologie, ma non dovrebbero esserci dubbi. Sul caso Englaro le corti non hanno affatto legiferato riempiendo un supposto vuoto legislativo, ma applicato principi già esistenti nell'ordinamento, per altro ponendo proprio dei paletti per garantire il rispetto oltre ogni ragionevole dubbio della volontà del paziente. Per esempio, se un amico intimo, il marito, o uno dei genitori o dei parenti stretti di Eluana avessero espresso dei dubbi sulla sua volontà, la sospensione dei trattamenti non sarebbe stata autorizzata alla luce dei criteri stabiliti dalla Cassazione. Il caso Terry Schiavo, per esempio, si sarebbe risolto con il mantenimento dello stato vegetativo.

Una legge che non riconoscesse al paziente, cosciente o incosciente, tale diritto, rischierebbe di essere incostituzionale. Vedo solo un pertugio attraverso il quale approvando una nuova legge si riuscirebbe a limitare fortemente la libertà di scelta dei pazienti: stabilendo che nutrizione e idratazione artificiali non sono trattamenti medici. E' ciò a cui punta la Cei, che ha giocato d'anticipo sperando di rimettere in moto un percorso legislativo prima delle sentenze dell'8 ottobre.