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Friday, September 05, 2008

Nessuna discriminazione sui rom, l'opposizione perde la faccia

E così, alla fine, ha avuto ragione Maroni. La Commissione europea ha accertato che il censimento dei campi nomadi abusivi e le altre misure nei confronti dei rom contenute nel pacchetto sicurezza non sono discriminatorie e sono conformi al diritto comunitario.

Come tutte le persone di buon senso e non in malafede in questo paese avevano fin da subito compreso, la raccolta delle impronte digitali «viene fatta solo al fine di identificare persone che non è possibile identificare in altro modo». E, in particolare, proprio a tutela di migliaia di minori-fantasmi costretti ogni giorno ai furti e/o all'accattonaggio.

La notizia non sembra aver scosso quanti solo un paio di mesi fa accusavano di «razzismo» e di «xenofobia» il governo e la maggioranza, né quegli organi di stampa cattolici che paventavano addirittura un ritorno al «fascismo». Forse per pudore oggi tacciono, sperando che nessuno si ricordi delle bufale da loro dette e scritte, del tempo perso a litigare sul nulla.

Maroni aveva assicurato che tutte le misure sarebbero rientrate nei confini della normativa europea (e così è stato), ma l'opposizione, con in testa il suo svagato leader, insistevano nel dire che invece dall'Ue sarebbe giunta una bocciatura, forti del loro gioco di sponda con qualche voce falsa e tendenziosa uscita anzitempo dai palazzi di Bruxelles. Si attendeva la "sentenza" dell'Ue come un giudizio di costituzionalità, sicuri che avrebbe bollato come razzista il governo Berlusconi.

Ebbene, sul pacchetto sicurezza e i rom Maroni vince la palma del ministro più europeista, capace di lavorare in stretta collaborazione con Bruxelles per varare un provvedimento inattaccabile (cosa che il governo Prodi non ha saputo fare), mentre l'opposizione e Veltroni hanno perso definitivamente la faccia.

Oggi un giudizio impietoso ma lucido sul Partito democratico lo dà Biagio de Giovanni su il Riformista:
«... il centrosinistra italiano non sembra essersi reso conto non dico dell'entità della sconfitta subita, ma del carattere periodizzante delle elezioni di aprile e delle radicali novità di storia politica che esse comportano... Dinanzi a questo terremoto culturale e politico... sul fronte opposto dominano scarsa consapevolezza, poco coraggio di interrogare l'Italia e se stessi, e ci si divide tra un fragile gioco di rimessa e una persistente analisi paragiudiziaria del berlusconismo, visto o come una clamorosa e provvisoria (!) eccezione, o come causa ed effetto di una mucillagine sociale - che Berlusconi ha magari contribuito a produrre e che lo riproduce moltiplicato per mille - dentro la quale si vanno disperdendo i "valori" di una comunità nazionale ed emerge la "vitalità" dell'Italia peggiore».
Il problema è innazitutto «culturale», perché «nella "melassa conflittuale" del Partito democratico non gira una idea».
«La raffinata sinistra perde il confronto proprio sulle idee, dopo aver dominato in lungo e in largo, attraverso di esse, l'Italia repubblicana... Il centrosinistra è senza idee, è come lo stanco erede di se stesso, disunito e conflittuale non sulle idee ma sulle microlotte di potere al proprio interno. Il centrodestra sembra invece avere una visione dell'Italia, e a modo suo la porta avanti».

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