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Saturday, August 02, 2008

L'uso politico delle Olimpiadi e la "verità con caratteristiche cinesi"

Di fronte alle proteste internazionali e dopo febbrili negoziati nella notte con un imbarazzatissimo Cio, Pechino ha compiuto un gesto di buona volontà, accettando di ammorbidire la morsa della censura su internet in occasione delle Olimpiadi. Privilegio comunque ristretto alla stampa accreditata. Il presidente Hu Jintao ha invitato i giornalisti stranieri a «rispettare le leggi cinesi» e a «realizzare reportage obiettivi»: «Popoli diversi hanno percezioni differenti su diverse questioni», ma «politicizzare» i Giochi «non sarà d'aiuto».

Già, «politicizzare». I politici occidentali ripetono che non bisogna «politicizzare» i Giochi, riferendosi a un'eventuale politicizzazione di segno critico nei confronti del governo cinese. Ma mai mostrano di preoccuparsi della politicizzazione di segno opposto, cioè di contribuire con la loro sola presenza alla gigantesca operazione che Pechino ha preparato sull'evento sportivo, una macchina propagandistica messa in moto per trasformarlo in una trionfalistica celebrazione politica del regime.

Ad aver ben presente la mentalità con la quale la dirigenza cinese si è accostata alla grande opportunità delle Olimpiadi è Bao Tong, 75 anni, dissidente democratico e nonviolento. Da ex membro del Comitato centrale comunista, segretario personale ed amico dell'ex segretario Zhao Ziyang, nell'89 contrario all'intervento dell'esercito in Piazza Tienanmen, in un articolo tradotto dal sito Asianews spiega che la leadership cinese ha bisogno dei Giochi per legittimarsi agli occhi del mondo, mostrare i suoi successi e la stabilità raggiunta dopo il massacro di Tienanmen.

«Lo splendore che si vuole dimostrare è quello della stabilità che ha schiacciato tutto, da cui sono emerse la grandezza e l'armonia attuali. Tutti devono capire che questo è il risultato del massacro. Senza massacro, non ci sarebbe stato l'innalzamento del Paese, non ci sarebbe stata l'armonia attuale. Ospitare le Olimpiadi è la legittimazione che il sistema di leadership con caratteristiche cinesi è il migliore, testimoniato anche dalla pratica». "Stranieri: glorificateci! Patrioti: siate orgogliosi!", è la politicizzazione operata da Pechino. «Se penso a questo, il sangue mi bolle nelle vene», confida Bao Tong.

Quali sono queste «caratteristiche cinesi»? Esse hanno a che fare con «il problema della faccia» e con «il problema della verità (dietro la faccia)». Atleti, amanti dello sport e turisti non andranno in Cina per creare incidenti ma per partecipare alle competizioni, godere dello spettacolo e dei luoghi. Non si porranno questi problemi, dice Bao Tong.

«Da lungo tempo conoscere la verità in Cina è un problema difficile e imbarazzante», perché «i giornalisti cinesi devono ubbidire in modo assoluto, passo dopo passo, alla guida del Dipartimento centrale di propaganda del partito comunista cinese: cosa possono pubblicare, cosa non, seguendo sempre il tono stabilito». Anche i media stranieri devono sottostare a delle regole: dove è permesso andare, quale avvenimento coprire, chi intervistare. Dal gennaio 2007, come segno d'apertura con l'avvicinarsi delle Olimpiadi, ai media stranieri è stato concesso il «diritto di libera intervista». Un «privilegio» piuttosto, perché ai giornalisti cinesi non è concesso.

La traduzione della parola "armonia" dalla lingua del regime cinese è "ciò che è conforme ai voleri del Partito comunista". Quella concessa dal regime alla stampa è uno strano tipo di "libertà", è «limitata solo a ciò che è armonioso. Dove non c'è armonia, non si dà libertà. Allo stesso modo, la libertà di parola è data solo ai cittadini armoniosi, non a quelli non armoniosi. Per questo, conoscere la verità in Cina non è cosa facile, nemmeno per chi vive qui da lungo tempo. Figuriamoci per chi viene soltanto per uno sguardo rapido e poco profondo», osserva Bao Tong.

«E' importante conoscere queste verità. Nell'oceano di incidenti nello sfruttamento delle miniere e delle risorse, nel trattamento dei migranti, nelle demolizioni forzate, si sono verificate migliaia e migliaia di rivolte di massa. Nel 2004, ve ne sono stati oltre 80 mila, quasi un incidente ogni 5 minuti. Dal 2005, per salvaguardare l'armonia, i dati non sono stati pubblicati».

«Di sicuro questo sistema non porta né sicurezza, né pace duratura», scrive Bao Tong. «Se non cambia questo sistema basato sui due principi - violazione dei diritti della popolazione e utilizzo disinvolto della forza di polizia - non ci sarà mai pace... Dalla provincia al distretto, i segretari del Partito e i loro compagni sono nominati dall'alto e guidano tutto - spiega Bao Tong - Il loro potere è senza confini». «I pericoli alla pace provengono da questo sistema, dall'interno del sistema di potere e non dall'esterno, dalla popolazione».

Secondo la Basic Law, la "mini-costituzione" stilata congiuntamente da Cina e Gran Bretagna, Pechino dovrebbe occuparsi solo della difesa e della diplomazia e per il resto lasciare tutta l'amministrazione di Hong Kong alla gente di Hong Kong. Ma il governo di Pechino - spiega l'ex membro del Comitato centrale - non permette elezioni dirette e universali ad Hong Kong perché teme che esse possano influenzare il continente, provocando «un'infezione reciproca di democrazia».

«Il sistema comunista guida tutto e la democrazia e la legge non possono farci niente; questo sistema trasforma l'essere umano al potere in un dio, mentre l'essere umano comune non diventerà mai cittadino a pieno titolo», conclude Bao Tong, che ricorda un aneddoto legato a Mao. Era il 1945 quando Huang Yanpei, uno dei ministri, chiese al suo leader: «Come evitare la corruzione, dopo che il Partito avrà preso il potere?» Mao non gli rispose affatto qualcosa come "Abbiamo la Commissione di controllo disciplinare". Mao gli risposse: «Abbiamo la democrazia».

«Ma il problema è: abbiamo la democrazia? Quando l'abbiamo avuta? Voi, signori che sbandierate l'effige di Mao, potete dire apertamente quando? Quando uno dà importanza più alla faccia che alla verità che sta dietro la faccia; più importanza allo slogan "servire il popolo" che al popolo stesso, al massimo saprà solo che sopra di lui esiste il Partito, esiste la Commissione di controllo disciplinare. Ma non ci sarà mai posto per il minimo concetto di "popolo" e "legge"». Ecco perché quando Zhao Ziyang, nel 1989, voleva risolvere il problema Tienanmen «sul binario della democrazia e della legge» è stato subito accusato di voler provocare uno «scisma nel Partito» e di «appoggiare la rivolta». E' questa, conclude Bao Tong, la «verità con caratteristiche cinesi».

5 comments:

Anonymous said...

Ma lo sa pure lei che i CC-Ps, la DC ed il PCI-PSI + "i laici"
sono stati reclutati, dagli inglesi, al Califfato dal 1946!!!!!!!

Anonymous said...

Il terrorismo bushista, con tutta la sua carica fanaticamente antisemita,
è chiaramente catto-settar"protestante"-cristiano.
...CristianNaziEstremisti!

Anonymous said...

Se la piccola cartina bbc non m'ha confuso, cercando che c'era dall'altra parte,
l'attacco viene dal Kyrgyzstan.



Procedura standard contro il pidocchiume.

Sorprendi i più "innocenti" e "pacifici" quando fanno corsa.
Una botta di demolizione con bombe a mano,
Sgozzamento successivo di coltello.

Si consiglia, avendo l'attrezzatura, la decapitazione.
Meglio se la testa non viene ritrovata.
Se non ritrovano neppure i corpi, è ancora meglio.

Da non praticarsi dove vietato dalla legge, naturalmente

Anonymous said...

La teoria inglés d'una sola Cina
è nazistoide.

Usare Cine.
Zho[/u]ngGuoMen.


La RPC è da distruggere e da dividere almeno in una 50ina di Stati.
Poi, che si facciano pure un mercato comune ed uno spazio monetario, se credono. ...Od anche più d'uno, vista la disomogenità di quell'involucro maleodorante che è la RPC... ...Le aziende estere già se ne stanno andando, dopo un effimero uso.

Anonymous said...

PECHINO 2008: GRUPPO UIGURO MINACCIA ATTENTATI
Un gruppo separatista uiguro ha rivendidato una serie di attentati compiuti negli ultimi mesi in Cina e ha minacciato di tornare a colpire con "tattiche mai impiegate prima" durante le Olimpiadi di Pechino. In un messaggio diffuso su Internet, il comandante Seyfullah del Partito islamico del Turkestan ha affermato che i suoi uomini sono responsabili per la bomba su un autobus a Shanghai del 5 maggio che aveva fatto tre morti, l'assalto con un trattore-bomba a un commissariato a Wenzhou del 17 luglio e le bombe su tre autobus nella provincia dello Yunnan, di lunedi' scorso. L'esplosione di Shanghai era stata liquidata come un incidente dalla polizia. Nel video, realizzato mercoledi' scorso, il Partito islamico del Turkestan avverte che ora l'obiettivo e' colpire "i punti piu' critici collegati alle Olimpiadi": "Cercheremo di attaccare le citta' nel cuore della Cina con tattiche mai impiegate prima". Il Partito islamico del Turkestan e' un gruppo uiguro e musulmano che punta alla creazione di uno Stato indipendente islamico nella provincia piu' a ovest della Cina, lo Xinjiang. La notizia del video e' stata diffusa dall'Intel Center di Washington, un centro impegnato nel monitoraggio dei messaggi terroristici sul web.