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Thursday, February 21, 2008

Contro-appello: Tony Blair for Europe!

Il partito "No Blair" cresce in Europa. Lo riportava ieri il Guardian, ripreso oggi sia da Corriere che da Repubblica. Ed è on line persino una petizione contro la nomina dell'ex premier britannico alla presidenza dell'Unione europea, un mandato la cui durata il nuovo Trattato di Lisbona porta da sei mesi a due anni e mezzo.

Il principale ostacolo sarebbe il suo filoamericanismo e l'appoggio dato alla guerra in Iraq, nonostante Blair sia stato tra i premier britannici più europeisti di sempre, come gli ha riconosciuto anche il presidente francese Sarkozy. Su una sua possibile candidatura alla guida dell'Ue anche i governi dei maggiori Stati europei si dividono: Francia e Italia (se dovesse tornare Berlusconi a Palazzo Chigi) a favore; Germania e Spagna (se dovesse rimanere Zapatero alla Moncloa) contrarie.

«Fermare Blair» sembra essere diventata la missione che a diversi livelli condividono l'establishment di Bruxelles, alcune capitali europee e parte dell'opinione pubblica "europeista", quella statalista, protezionista e anti-americana, sospettosa delle istituzioni e del modello economico e sociale anglosassone.

In Italia nasce oggi un'iniziativa di segno opposto, lanciata da Formiche.net e da Antonio Polito, e sostenuta da Decidere.net: un appello pro-Blair, «L'Europa ha bisogno di Tony Blair». Di seguito le argomentazioni dell'ex senatore del Pd Polito, che sottoscriviamo in pieno.
L'Europa ha bisogno di Tony Blair più di quanto Tony Blair abbia bisogno dell'Europa. Sulla scena mondiale l'Europa continua a non esistere come soggetto forte. La crisi del Kosovo ha confermato che è inutile lamentarsi dell'assenza di una politica estera dell'Europa se non c'è una leadership che la affermi. L'Europa ha bisogno di un numero di telefono, quello che Kissinger lamentava di non conoscere quando aveva bisogno di parlare con l'Europa.

Tony Blair è un europeista. Mai prima di lui la Gran Bretagna aveva giocato un ruolo tanto centrale in Europa, ed è l'unico uomo politico che può sperare di tenere la Gran Bretagna dentro l'Europa. A meno di non pensare che si possa fare l'Europa senza Londra, questa è una condizione essenziale per il successo del progetto. Tony Blair ha svolto un ruolo da protagonista sulla scena mondiale in questi anni. Ha fatto la pace in Irlanda, non solo la guerra in Iraq. Ha salvato dal genocidio i musulmani del Kosovo, non ha solo combattuto i fondamentalisti islamici in Medio oriente. E forse la storia rivedrà anche il suo giudizio sulla guerra in Iraq, se i popoli di quel paese riusciranno - come stanno cominciando a fare - a convivere tra di loro e a espellere il terrorismo.

Tony Blair è stato un uomo di sinistra che ha saputo lavorare con leader di destra, elaborando una strategia di modernizzazione delle nostre società in cui le vecchie divisioni ideologiche tra destra e sinistra non hanno più senso. Tony Blair è l'uomo che più di tutti i leader europei può rappresentare un ponte con l'America, chiunque sia il prossimo inquilino della Casa Bianca. Rinunciare a lui per preferirgli un oscuro politico solo più ossequioso dell'euroburocrazia, vorrebbe dire non credere al futuro dell'Europa fingendo di credervi molto più di lui.