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Thursday, January 10, 2008

Invidia e rassegnazione

I due sentimenti che si provano, il primo guardando allo spettacolo democratico delle Primarie Usa, il secondo alla politica-spazzatura in cui siamo sommersi in Italia. Sentimenti espressi in modo eloquente da Andrea Romano, oggi su La Stampa:

«Che invidia per queste primarie americane! Noi siamo qui a turarci il naso, cercando qualche buon motivo per continuare a sostenere un gruppo di reduci capeggiato dal loro ultimo capitano Veltroni, o un'armata brancaleone guidata dall'ineluttabile Berlusconi. Mentre loro vanno avanti con continui colpi di scena, in una competizione tutta giocata sulla forza delle idee e sul carisma di personaggi che per conquistare la leadership non hanno atteso di essere gentilmente invitati a bordo. C'è poco da fare, per una volta siamo autorizzati a rosicare. Perché lo spettacolo di una politica vitale che torna a coinvolgere milioni di cittadini è così clamorosamente lontano dalle nostre ultime e meste cronache da spingerci ad una certa cupezza di pensiero...»

«Un'esibizione di freschezza politica che non nasce solo dalla tradizione di una democrazia antica, ma anche e soprattutto da partiti che hanno saputo coltivare la cultura del confronto senza alcuna reticenza». I Democratici, nei difficili anni all'opposizione, non hanno ceduto «alla rassegnazione del radicalismo minoritario» ma preparato leadership alternative e competitive. I Repubblicani non si sono adagiati e hanno saputo «guardare da tempo oltre il bushismo», dando dimostrazione di una «cultura politica molto più articolata di quanto ci hanno raccontato alcune caricature europee degli ultimi anni».

«Il confronto con la politica italiana è scontato e impietoso», conclude Romano.
«Dall'altra parte dell'Atlantico ci mandano a dire che la politica funziona benissimo, quando si decide di farla funzionare. Quando i partiti sono costretti a promuovere nuove leadership, quando il consenso e il potere sono legati alla capacità di produrre idee, quando la buona retorica è alimentata dalla volontà di sfidare e decidere. È la politica che appassiona e che coinvolge. Quella che nessun Beppe Grillo riuscirebbe ad umiliare, ma che per ora siamo costretti a guardare da lontano con malinconia».

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