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Friday, May 11, 2007

Alle famiglie serve reddito da lavoro, non sussidi

Interessante articolo di Innocenzo Cipolletta, ieri su Il Sole 24 Ore, che sottolinea come il problema delle politiche per la famiglia non è disgiunto dalle parole d'ordine che spiegano il successo di Blair in Gran Bretagna e hanno fatto vincere Sarkozy in Francia: lavoro, merito, mobilità sociale. Oggi «prevale il patrimonio rispetto al lavoro e la rendita supera la retribuzione».

La politica dovrebbe dunque puntare «sull'estensione del concetto di famiglia e soprattutto sull'aumento della mobilità e delle opportunità di lavoro»: più lavoratori, meno pensionati. Il problema delle famiglie, infatti, cioè di quelle già formate che stentano e di quelle che non riescono ad essere formate è principalmente uno: reddito da lavoro. La soluzione non è, come erroneamente si crede, elargire sussidi di Stato.

Nel primo caso, spesso in una famiglia di quattro componenti un genitore è già pensionato, l'altro percepisce uno stipendio ma è vicino alla pensione e due figli ancora studiano; nel secondo, i redditi da lavoro dipendente - in Italia i più bassi d'Europa, poiché sopportano i costi della rigidità del mercato del lavoro (i datori di lavoro sono meno propensi ad assumersi il rischio di stipendi più alti se poi licenziare è impossibile) - non sono sufficienti ad acquistare una casa o a pagarsi un affitto.

Succede quindi che negli altri paesi occidentali ormai nell'arco di una vita non sia così remota la prospettiva di arrivare a celebrare il terzo matrimonio, a formare la "terza" famiglia. Da noi, essendo raro che ci si possa permettere di formare una famiglia entro i trent'anni, e con tempi eccessivamente lunghi e procedure costose per ottenere il divorzio, si ha la sensazione di avere a disposizione un colpo solo. Ecco perché la convivenza, l'unione di fatto, è sempre più l'opzione scelta e il matrimonio arriva, semmai, a coronamento.

Detto questo, da parte mia sono pronto a scendere in piazza con Filippo Facci per il Single Day.

1 comment:

Anonymous said...

completamente d'accordo con te.

che poi, dimmi tu se nell'anno di Nostro Signore 2007 ogni tanto mi tocca sentire parlare ancora di politiche nataliste...