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Saturday, April 08, 2006

La rosa che Berlusconi non colse

I radicali non si presteranno alla deberlusconizzazione

Vittorio Feltri annuncia oggi di esser pronto a «strozzare» Berlusconi, «perché ha trascurato di cooptare i radicali pannelliani, passati all'Unione (Rosa nel pugno) e depositari di almeno il due per cento, stando ai sondaggi. Regalare i radicali a Prodi, una follia.

La Stampa ha intervistato Emma Bonino: «Sarei un incubo per Berlusconi? Nulla di personale, non credo di essergli antipatica. Lui sente che noi rappresentiamo quelle aspirazioni di modernizzazione dell'economia, di libertà e laicità che, nel 2001, aveva promesso e non ha fatto. Insomma, il suo vero incubo sono i milioni di italiani che lo avevano votato e, oggi, delusi possono trovare nella Rosa nel pugno o in me un punto di riferimento».

Oggi sul Corriere Francesco Verderami torna sul rapporto fra i radicali e Berlusconi, dopo il retroscena di ieri di Minzolini che riferiva delle lacrime del caimano. Un «rapporto incompiuto» certamente, ma Pannella rifiuta il quadretto dell'«amor tradito», perché amore, odio, tradimento, non sono categorie della politica per un liberale.

Certo «è la storia - come racconta Pannella - di un rapporto intimo, e perciò crudo e sincero. E se lui oggi ha nostalgia di quel breve frangente della sua vita, lo comprendo. Il fatto è che sta distruggendo quanto ha la colpa di somigliare al Berlusconi di quel momento». Triste epilogo di una "rivoluzione liberale" annunciata e mai avvenuta.

Lo stesso Della Vedova, l'unico dei radicali presunti "veri" di cui Berlusconi ha ritenuto di avvalersi, per lasciargli la comparsa in quest'ultimo giorno prima del voto sul Giornale di famiglia, ricorda come andò circa un anno fa: «Il premier cedette alle pressioni degli alleati». E il ministro Martino nelle parole di Berlusconi vede una rara autocritica: deve aver «riconosciuto dentro di sé di aver commesso un errore. O chissà, forse nella mancata alleanza hanno influito i rapporti con il Vaticano», ipotizza con piglio "laicista".

Capezzone ricorda che «è stato il premier a chiudere su tutto. E ora che si lamenta di una rosa non colta, c'è la prova che ha ragione sua moglie. Lui non è il Caimano. Lui è Zelig». Perché, spiega il segretario di Radicali italiani, Pannella è «un politico in cui si combinano pragmatismo e idealità. Ma non è per soldi se l'intesa non si è raggiunta. Se solo ci fosse stato uno spiraglio, Marco l'avrebbe colto. Invece non c'è stata nemmeno un'iniziativa su cui costruire politicamente qualcosa insieme».

Adesso tira una brutta aria. D'Alema non è corso, come fece nel '96, a rassicurare Mediaset («una risorsa per il paese»). Anzi, si fa minaccioso e avverte: «È interesse del Paese che il risultato elettorale non metta Berlusconi nelle condizioni di essere il leader dell'opposizione».

Le preoccupazioni di una "deberlusconizzazione" forzata, coatta, violenta, anti-democratica, sono fondate, ma contro di essa, promette lo stesso Pannella, la Rosa nel Pugno sarà una polizza di assicurazione. In questa fine campagna elettorale Pannella vede in Berlusconi una «fiera» scatenata che «pre-sente l'odore del sangue». Il suo. Ma «se ha voglia di parlare, fino a domenica può farlo dai microfoni di Radio Radicale», come del resto chiunque.

«Da bestione abruzzese qual io sono, lui mi sembra una bestia che sente incombere su di se qualcosa di grosso, e di cui ha paura». Pannella vuol battere Berlusconi, ma è pronto a difenderlo se nell'Unione tracimassero intenti vendicativi: «Noi siamo gli unici a essere tolleranti e laici fino in fondo. Per noi è un riflesso spontaneo dire nessuno tocchi Caino. Perciò diremo che nessuno dovrà toccare Berlusconi».

1 comment:

Antonio Saccoccio said...

Bel post Jim!

Pannella è sempre una risorsa per il paese.
Peccato che stia con gli anti-berlusconiani.
Peccato, perchè con lui i liberali vincevano.
ciao