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Wednesday, April 26, 2006

I fascisti dell'antifascismo

La sinistra incapace di fare i conti con se stessa. I "democratici" sotto il ricatto dei "compagni che sbagliano"

Le solite gesta dei fascisti dell'antifascismo hanno caratterizzato anche quest'anno la giornata della Liberazione. «Rabbia e vergogna» dall'ambasciatore israeliano Ehud Gol per gli atti d'intolleranza contro la Brigata ebraica e per le bandiere israeliane date alle fiamme. Mentre la contestazione se non altro tornerà utile a Letizia Moratti, al corteo insieme al padre deportato, lanciandola ulteriormente verso il Comune di Milano. Da parte nostra un in bocca al lupo.

Ineccepibile il commento di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere di oggi. «Penosamente inadeguati» le reazioni degli esponenti del centrosinistra, «limitatisi tutti (con la sola, felice eccezione, oltre che della Rosa nel pugno e di Mastella, di Bruno Ferrante, concorrente con la Moratti nella prossima elezione a sindaco di Milano) a un formale rincrescimento». Eppure proprio essi non perdono occasione per rinfacciare ai politici di centrodestra di non partecipare ai festeggiamenti della Liberazione. «Più inadeguata delle altre, per l'evidente importanza della sua figura, la reazione di Romano Prodi».

L'occasione era invece propizia per affermare «che la democrazia italiana non sa che farsene dell'antifascismo dei faziosi e dei violenti; che la nostra democrazia non sa che farsene di quell'antifascismo che — come ha scritto coraggiosamente il direttore di Liberazione Piero Sansonetti — non capisce che "una cosa è cacciare i nazisti e un'altra è cacciare Berlusconi", che la democrazia italiana non sa che farsene — e non vuole avere niente a che fare — con l'antifascismo che non esita a strumentalizzare le grandi, drammatiche pagine della storia nazionale e i valori più alti del nostro patto costituzionale per sfogare i suoi poveri livori politici, per celare le sue pochezze, all'occasione per maramaldeggiare».

Infine, ottimo consiglio di Della Loggia ai "costituenti" del partito "democratico": «Finché l'antifascismo dei democratici non saprà prendere le distanze dall'antifascismo "militante", da questa sua contraffazione intollerante e violenta, e non saprà farlo a voce alta, esso sarà sempre vittima, anche elettorale, del suo ricatto politico. È così, mi chiedo, è mostrando una simile timidezza ideologica che si crede di poter costruire il Partito democratico? Sul punto di andare al governo con un'esiguissima maggioranza parlamentare, i gruppi dirigenti del centrosinistra commetterebbero un grave errore a non capire che è proprio su questioni come questa che essi si giocano la possibilità di convincere e di raccogliere intorno a sé una parte del Paese più vasta di quella che li ha votati».

Avevamo detto qualcosa del genere in una recente lettera al Riformista.

Diversa la reazione indignata lasciata da Ingrao sempre al Corriere. La condanna degli atti di intolleranza è netta, ma i toni sono quelli del padrone di casa della festa di Liberazione che accoglie gli ospiti ritardatari.

Ingrao adesso si dice convertito, come Bertinotti, alla nonviolenza. «Sia pure in tempi molto recenti e in età molto avanzata, io ho fatto una scelta precisa, quella della non violenza». A questi convertiti dell'ultima ora però dovremmo chiedere quale sia la differenza - sempre che la vedano - tra pacifismo e nonviolenza. Insomma perché, da pacifisti, sentono l'esigenza di dirsi nonviolenti? Intendono i due termini come sinonimi o ne apprezzano le differenze e optano per la nonviolenza? Tanto per capire se la loro è un'appropriazione indebita e truffaldina di terminologia politica o vera e propria conversione culturale. Temiamo sia vera la prima ipotesi.

1 comment:

Anonymous said...

Ingrao e Bertinotti la pensano esattamente come coloro che, a Milano, hanno bruciato bandiere israeliane e dimenticato gli angloamericani. Solo che, da politici sgamati, sanno che bruciare bandiere è controproducente. Quando dicono "sbagliato", lasciano intendere qualcosa di etico, ma in realtà è mero utilitarismo elettorale: in piazza si è fatto il gioco della Moratti, tutto qui. Degli angloamericani o della Brigata Ebraica gliene frega nulla.

Ciao