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Wednesday, April 12, 2006

Cosa è successo alla Rosa che non è sbocciata?

La Rosa che non è sbocciataL'Unione si rivela peggiore di come avevamo sperato. Il listone democratico anemico al 31%. I Ds e la Margherita arrancano, lontani dal 20% i primi, sotto l'11 la seconda. Il cosiddetto motore riformista rischia di incepparsi alla prima accelerata dei comunisti, la cui affermazione estremizza ancor di più l'asse politico della coalizione. Avrà un bel da fare Prodi, ora privilegiando la stabilità del suo governo a scapito dell'efficacia riformatrice, ora tentando di tirare la corda con il rischio di spezzarla. Il prodismo potrebbe tramontare prima del berlusconismo.

Né la Rosa nel Pugno pare poter costituire, almeno dal punto di vista numerico, un contrappeso liberale alla sinistra estremista, pur non dubitando che Pannella insisterà a cercare il corpo-a-corpo con Bertinotti. Questa Unione, nonostante sia l'unico luogo «dove vive e ha speranza» la lotta per un'alternativa laica e liberale, non è troppo diversa da quella che rifiutò di "ospitare" liste radicali alle scorse elezioni regionali e che indusse Pannella a parlare di «esilio» nel caso fosse andata al governo.

Nettamente deludente infatti, perché inferiore alla somma dei due zoccoli duri radicali e socialisti, è il risultato della Rosa nel Pugno: 2,5%. Alla vigilia pensavamo che il risultato accettabile, oltre che realistico, fosse tra il 2,8 e il 3%. La somma, appunto, degli zoccoli duri. Quanto più al di sotto, bilancio negativo. Quanto più al di sopra, tanto di guadagnato. E vale fino a un certo punto chiamare in causa la disparità di trattamento ricevuto da Rai e Mediaset, pur accertata dall'Autorità Garante grazie al fondamentale lavoro di Beltrandi e Rossodivita. All'informazione televisiva si sarebbe potuto attribuire il mancato sfondamento oltre il 3%, ma tutto ciò che si è perso sotto quella cifra è elettorato radicale e socialista che ha dimostrato negli anni di seguire il proprio partito indipendentemente dalla visibilità mediatica.

Diciamo subito che la traduzione in seggi del 2,6% alla Camera è buona; che il ritorno dei radicali in Parlamento è senz'altro un risultato positivo, una polizza d'assicurazione liberale che oggi abbiamo e ieri non avevamo. Rispetto a questi anni di traversata nel deserto vuol dire maggior forza e potenzialità; «una conquista rispetto all'impermeabilità delle due articolazioni di regime che abbiamo conosciuto». Siamo certi che anche in pochi i radicali sapranno aprire quelle contraddizioni e quei fronti di lotta necessari al profondo rinnovamento liberale e laico della sinistra. Fronti che è stato impossibile tenere aperti nel centrodestra.

Diciamo inoltre, che seppur assenti dal Senato, seppur con i loro 18 seggi alla Camera non siano aritmeticamente decisivi per il governo Prodi, tuttavia i radicalsocialisti lo sono politicamente e in termini di voti. Con i radicali Berlusconi avrebbe vinto anche queste elezioni; senza di loro Prodi le avrebbe perse.

E scansiamo subito alcune facili e saccenti suggestioni:
1) nel centrodestra ogni spazio per i radicali era chiuso, ormai l'ha ammesso anche Berlusconi. Stando a quanto riportato dalle cronache, cresce il suo rammarico per la mancata alleanza con Pannella & Bonino: «Se perdiamo i radicali risulteranno determinanti per la nostra sconfitta. Su questo non ci sono dubbi. E forse ho sbagliato a non dedicarmi con più attenzione al problema di un'alleanza con loro. Voi, però sapete che avevo contro l'Udc, mentre non sapete che Letta mi ha portato una serie di ambasciate d'Oltretevere da cui si arguiva che da quelle parti un'alleanza del genere non sarebbe stata gradita».
E se non è ingerenza questa!
2) i radicali da soli non se li sarebbe presi neanche l'Unione, come dimostra il veto alle regionali dell'anno scorso;
3) d'andar da soli neanche a parlarne (2001 docet).

Cosa può aver fermato la Rosa nel Pugno al 2,5%?

a) Voti in uscita dal centrodestra non sono stati intercettati. E data la tenuta della CdL, con il magro risultato della Rosa, è difficile pensare che il nuovo soggetto possa nel breve-medio periodo svolgere un ruolo di aggregatore di "petali" liberali, laici e socialisti dal centrodestra.

Piero Ostellino ha spiegato bene, ieri su il Riformista, che il Nord «produttivo e modernizzatore» ha scelto di nuovo la Casa delle Libertà, probabilmente a causa degli scivoloni dell'Unione sulle tasse e l'economia.
«Gli italiani del sud hanno scelto una formazione che tradizionalmente predilige protezione sociale, assistenza, più stato. In una parola, meno modernità. Una domanda che, invece, da anni il nord Italia pone ai suoi politici e che si traduce facilmente in un voto al centro-destra, considerata la formazione di liberalismo economico, innovazione, competitività: meno stato e più mercato. Questo significa che a nord, dove la società è industrializzata, c'è una domanda di modernizzazione, mentre al sud c'è una richiesta di protezione, di assistenza, di aiuto. Se non si risponde a questa istanza, il rischio è di "meridionalizzare" il paese. Il mio non è un giudizio antropologico, ma economico, sociale. In entrambi gli schieramenti sembrano crescere forze politiche conservatrici, socialmente paternalistiche, clientelari. Un'Italia da prima Repubblica, l'Italia che è sempre stata. Questo sembra essere il destino del paese, chiunque vinca, una domanda di modernità che rimane inevasa».

Le liste della Rosa nel Pugno erano preparate a incontrare quella domanda di modernità e libertà? Certo, non con Intini capolista al Senato. E la campagna elettorale è stata calibrata per rispondere a quella domanda? Evidentemente non abbastanza. Che la Rosa nel Pugno sia stata l'unica tra i partiti a far subito sua l'"agenda Giavazzi" è certamente una nota di merito e non si può certo dire che i radicali abbiano abbandonato il fronte delle riforme liberali in economia. Ma soprattutto nelle ultime fasi della campagna, quando cresceva lo scontro sulle tasse, occorreva una più decisa strambata per coprire quel fronte.

Molti elettori del Nord delusi da Berlusconi nelle loro speranze di libertà e modernizzazione del paese, all'ultimo hanno comunque ritenuto Prodi un male ancora maggiore, senza percepire una valida assicurazione nei radicali, troppo concentrati a far presa sull'elettorato diesse e spesso caduti in toni scontatamente anti-berlusconiani, con i quali non facevano che aggiungersi ai tanti cori già esistenti e, come si sa, controproducenti.

Tuttavia, va anche riconosciuto che pur con tutta l'accentuazione che si sarebbe potuta dare all'approccio liberista, l'impressione è che negli elettori del centrodestra e in molti radicali rimaneva un'incompatibilità viscerale a sostenere sia pure indirettamente Prodi, tanto più che nelle ultime settimane la sua vittoria non appariva affatto scontata. Anche se il risultato delle liste dei Riformatori Liberali, laddove presenti, è risibile, è ovvio che molta parte dell'elettorato radicale degli ultimi 10/15 anni, pur con tutta la buona volontà, non ce l'ha fatta a votare Prodi. A peggiorare lo stato d'animo di questi radicali ci si è messo lo slogan boselliano per la difesa della scuola pubblica, centrale nella campagna, il cui impatto negativo è stato ampiamente sottovalutato dai leader radicali.

D'altra parte non bisogna dimenticare che, nelle condizioni date, per i radicali l'unica strada percorribile portava nel centrosinistra e la si è percorsa costruendo un soggetto politico, la Rosa nel Pugno, pienamente credibile sia dal punto di vista della cultura politica che tenta di infondere nella sinistra, proponendosi di riformarla profondamente, sia delle issues proposte. La tipica necessità trasformata in virtù grazie all'intuito politico di Pannella & Co. Un'opzione "disperata" resa con abilità politica una speranza concreta, un nuovo fronte vivo e visibile di lotta liberale.

b) La mancata trasfusione di voti dal centrodestra non è stata bilanciata dai risultati dell'operazione su cui si erano concentrate energie ben maggiori. "I vostri leader stanno mettendo in piedi con la Margherita un revival catto-comunista, un compromesso storico «bonsai», svendendo i temi laici e le libertà individuali", recitava il messaggio "virtuale" lanciato agli elettori diessini. I voti in uscita dai Ds per una più convinta difesa della laicità alla fine dei conti si sono rivelati pochissimi, irrilevanti, non oltre qualche ambiente intellettuale più "illuminato" e qualche cerchia di addetti ai lavori. I Ds ancora una volta si sono dimostrati impermeabili alle sirene radicali. Né significativo è stato l'apporto del voto di quei radicali "di sinistra" che si erano allontanati dall'area radicale in dissenso con le posizioni "liberiste" assunte negli ultimi 10-15 anni.

c) Inutile si è rivelata anche la ricerca del consenso presso specifiche categorie di elettori. Ognuno di noi si riconosce in una molteplicità di "identità" personali e difficilmente accorda il suo voto a una forza politica che tocca solo una di quelle identità. Dopo una pacca sulle spalle d'incoraggiamento - "eh sì che ci voleva qualcuno come voi, che tirasse fuori questo tema" - in cabina elettorale si tende a valutare la visione d'insieme, l'idea di società e di governo che una forza politica esprime. I Pacs riguardano centinaia di migliaia di persone, ma non poteva essere il singolo issue su cui queste stesse persone, pure interessate, potevano effettuare la loro scelta di voto. «Non vivo della mia omosessualità, ho un lavoro». Problemi su cui m'interrogavo già a metà febbraio.

d) Colpa certamente dell'autolesionismo dell'Ulivo, che ha preferito nascondere la Rosa nel Pugno come fosse una vergogna. Persino mantenere un atteggiamento ostile, invece di coglierne le opportunità. Così si è lasciato troppo spesso che il volto dell'intera coalizione fosse quello di Bertinotti e Diliberto. Se la Rosa è rimasta fuori dal Senato, i Ds in particolare, con il loro riflesso di autodifesa anti-radicale, ne portano sulle spalle la responsabilità, avendo aiutato in modo decisivo la presentazione delle liste civetta di Bobo Craxi e dei socialdemocratici di Carta. Qualche dato: in Sicilia le due forze della diaspora socialista hanno preso lo 0,8%, in Calabria il 3,6, in Puglia il 2,5. Senza la dispersione del voto socialista la Rosa poteva superare il 3% in Campania, nel Lazio e in Piemonte.

Inoltre, come i radicali al Nord, così lo Sdi dovrà spiegare dove sono finite le buone percentuali fatte registrare al Sud alle ultime regionali: il 6,8% in Calabria, il 5,3 in Campania, il 4 in Puglia.

E' urgente chiedersi cosa si sia sbagliato, mettere a punto la macchina politica e non temere di ripensare in termini ancora più "aggressivi" al ruolo della Rosa nel Pugno nell'Unione.

12 comments:

Anonymous said...

e pensare che c'è gente (a questo punto davvero poca) come me che non è mai stato propriamente radicale, né socialista, tanto meno zoccolo duro, che l'ha votata, provenendo da sinistra...

spider said...

Una lucida analisi. Di quelle necessarie per capire cosa si è sbagliato e come migliorare.
La classe dirigente dei Radicali, chi più chi meno, si dimostra come al solito la più professionale.
Bravo.

Anonymous said...

Lucida analisi e ottima risposta, non mi attendevo di meno.
C-B-D-A: questo secondo me l'ordine d'importanza fra le varie ragioni della sconfitta.

Maurizio said...

Col senno di poi, mi appare chiarissimo che la Rosa non poteva fare meglio. La strategia della Bonino di attaccare Berlusconi sulle riforme liberali non fatte, e di rinnovare la sinistra in senso liberale, aveva speranze di successo solo se fosse stata la linea dominante. Ma nel momento in cui Prodi ha deciso di allearsi con Bertinotti e Diliberto, automaticamente ha rinunciato ai voti dei delusi della destra ed ha reso inutili gli sforzi della Rosa. Non potevamo aspettarci di meglio.

Anonymous said...

Caro Fede, come sempre la tua analisi è perfetta, coraggiosa, onesta. Di questo si dovrebbero rendere conto anche quegli amici di TV che ti hanno sparato addosso senza capire che sei un valore aggiunto eccezionale, per loro. Detto questo, da umile e stupido ex iscritto ai radicali italiani che provvisto di molletta al naso si è incazzato per essere stato costretto a votare per la prima volta in vita sua il caimano, si sapeva BENISSIMO che sarebbe andata a finire così. Ogni singola cosa da te evidenziata, e sono tutte verissime e molto dolorose, era ampiamente pronosticabile, anzi: pronosticata. Io sono lungimirante molto ma moltomeno di tantissimi altri radicali, ma ci ero arrivato e non è possibile che non ci fossero (foste) arrivati anche loro (voi): ti ricorderai che ne parlammo. Questa è stasta semplicemente una Pannellata, l'ennesima. Mi spiace passare per iconoclasta, ma la strategia di questi ultimi anni è stata dettata pressochè esclusivamente dai colpi di genio di Marco, che però troppo spesso si sono rivelati colpi di matto. Ed è incredibile che ciò sia avvenuto, e che si sia potuto sperperare un patrimonio di credibilità immenso come quello costruito anche e soprattutto grazie allo stesso geniale Pannella, in un partito che poteva e può contare su personalità eccellenti e molto migliori dei migliori che si vedono altrove, due su tutti la Bonino e Capezzone. Un gigantesco, sesquipedale, madornale errore che pagheranno i radicali e pagheremo noi altri cittadini italiani (e mi costa tantissimo accreditarmi nella seconda categoria e non nella prima) per un futuro molto lungo. Credo che i radicali siano l'unico partito che dovrà gioco forza essere ribaltato e stravolto dopo queste elezioni: ed è paradossale detto da uno che fino ad un anno fa pensava che fosse l'unico a dover andare fiero di sè stesso, circondato da altre robe tutte, nessuna esclusa, da riformare. Un capolavoro di autolesionismo che ha fatto male a tutta Italia, quella consapevole del valore dei radicali e quella inconsapevole che viaggia beata, a sinistra come a destra, incontro ad un solidissimo muro: provvista dell'indicazione fornita da quei radicali che fino ad un anno fa erano a mio avviso gli unici a poter segnalare che c'era un muro contro cui, continuando così, si andava a sbattere. Una roba da tesi di laurea, sulla quale i posteri discuteranno sbigottiti chiedendosi come sia stato possibile in così poco tempo dilapidare un patrimonio così. Il tutto per una decina di parlamentari, che potranno fare casino liberale quanto vogliono ma non spostano assolutamente nulla, e ai quali nessuno darà retta a parte le solite firme bipartisan sulle solite, giustissime rivendicazioni che si spegneranno alla prova dei fatti come accadde per Iraq libero, l'amnistia, il potere di grazia al PdR e tutte le altre cose giuste che abbiamo sostenuto senza ottenere prima di smerdarci fino alla punta dei capelli senza ottenere assolutamente nulla. Allora era molto meglio un onorevole suicidio da soli.
Con stima e affetto.
Mixumb

Anonymous said...

Ho sempre votato Radicale ma mi è sembrato subito lampante che un conto è criticare la Destra per le mancate riforme, un altro ritenere che Prodi potrebbe farle: posso votare correndo il rischio di rimanere deluso ma non chi so già in partenza che, in nuce illiberale, non la pensa affatto come me. Zagreo

Anonymous said...

ma che lucida analisi. E' colpa di tutti tranne che la vostra. Stando a sinistra dovreste cominciare a prendere un po' di vizi da loro, tipo l'autocritica. La Rosa nel Pugno non ha funzionato per due motivi principali

a) l'eccessiva distanza tra gli elettori radicali con la testa sulle spalle (cioè quelli che non scrivono cazzate come "Pannella è stato come al solito più lucido", quando invece ci sta dando lezioni di dislessia comparata) e le proposte dello SDI

b) l'eccessiva lontananza tra le proposte dell'Unione tutta e il comune sentire degli elettori libertARI. Negli ultimi giorni Capezzone e la Bonino parlavano come Bertinotti. Erano livorosi contro Berlusconi come un D'Ambrosio qualsiasi. Questa è l'impressione che si è data.

Il resto è ciccia e discorsi che possono fare i grandi partiti. Qui si discute di caramelle. Un po' di umiltà non guasta.

JimMomo said...

Grazie per la stima Mixumb, ma non la vedo così buia.

Per parlare di "errori" in senso strategico, cioè a livello di alleanze, occorre indicare alternative percorribili, oltre quella della resa. Ce n'erano?

Invece l'unica via percorribile se la smettiamo di sognare al Berlusconi che non c'è più (nel senso che lui stesso ha ammesso di essersi arreso ai veti sui radicali) viene percorsa con grande dignità dai radicali, senza rinnegare nulla, come nessuno sarebbe stato capace.

Ci vedo invece un risultato certamente deludente, errori ce ne sono, com'è umano che sia, ma un movimento a luglio scorso vicino alla scomparsa si ritrova con una decina di deputati e tante contraddizioni aperte in uno dei due schieramenti.

Di una necessità è stata fatta virtù, per questo il colpo è di genio e non di matto. E questo nonostante la palese ostilità della coalizione ospitante.

Adesso aspettiamoli al varco, ne riparleremo.

ciao

Anonymous said...

Sono un (raro)elettore abituale DS conquistato alla RnP. Gli è che non pensavo proprio di essere liberista (laico sì, però, e libertario pure), ma ho scoperto che esserlo è meno peggio di qualunque altra cosa. Aggiungo che non avrei mai votato per dei radicali nella CdL, non ce l'avrei mai fatta. Ma, insomma, non mi pento (votai pure Scalfarotto alle primarie, pensa un po'). Spero che quel pugno di deputati si faccia comunque sentire. Ad maiora (e ad meliora).

Anonymous said...

E se il problema fosse l'anticlericalismo? Di persone liberiste al nord ce n'è, ma che anche vadano a gridare "Vaticano - Talebano" proprio no. Penso sia un peccato che la spinta economica liberale dei radicali non supporti la Casa delle libertà e vada dispersa nel marasma unionista.

Anonymous said...

L'anticlericalismo è un problema solo per i clericali. Anche i sindacati si incazzano quando provi a discutere di certi privilegi.

InOpera said...

la rosa non sfonda. vero, ma i numeri possono essere visti in tantissimi modi.

io penso piú a FI che perde il 6% dei voti assorbiti tra UDC e Unione.
AN che non si muove di un passo.

Il listone che prende 2% in piú dei singoli partiti, la scomparsa dei repubblicani, di pietro che fa un bel bottino...soprattutto, i numeri dicono che non sfondano, ma acquistano deputati che prima non avevano !!!

cosí come Rif, PDCI e Verdi hanno gli stessi senatori della Margherita !!! Sono numeri che pesano

L'Unione che catalizza 1,6 milioni di voti in piú rispetto al 2001.
La CdL ne attira invece 390.000 sempre rispetto al 2001.

una forza di attrazione dei due poli, che hanno raschiato ovunque, ma con una prevalenza nella coalizione di prodi, appunto !!!

alleanze sbagliatissime nella CdL. La mussolini é stata determinante quanto il 4 a tresette, per esempio, cosí come la non conoscenza dell'elettorato estero; pensava il Tremaglia che fossero ancora gli italiani con il mandolino e la processione della madonna in little italy...

la nuova legge elettorale un boomerang e soprattutto le dichiarazioni di Calderoli sono tacciabili di crisi psicotica.

Soprattutto mi fa ancora ridere il discorso dei 1082 voti a FI in Sicilia che invece ne hanno registrati solo 82 !!!! Dico io, i voti per sezione sono massimo 7-800, come fa un partito a farne piú di 1000....dai su...siamo seri.
Brogli...e chi li ha fatti, Pisanu?

infine, concludendo questo giro di "speranze illusioni" sul governo Prodi e la sua durata la domanda é:

lo vogliono far cadere per fare elezioni anticipate o grande coalizione?
e la g.k. vedrebbe tutti insieme FI-UDC-DS-DL...bene, gli elettori di questi partiti come la prenderebbero?

secondo me molto male...i DS verrebbero prosciugati in favore di Rif-PDCI-RnP...nella CdL, LEga ed AN farebbero il pieno a 4 mani !!!

io certi giochini politici li lascerei perdere, soprattutto se sono persone come Berlusconi o D'Alema ad appoggiarli...gente che crede di essere fina intenditrice di politica solo perché lo scrive qualcuno sui giornali...tutto qua.