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Tuesday, December 13, 2005

Vengono alla mente la Cecenia e l'Iraq

Vengono alla mente venendo a sapere che l'ex Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder è divenuto presidente del consiglio di sorveglianza della North European Gas Pipeline, un consorzio russo-tedesco che costruirà il discusso gasdotto del Baltico e il cui socio di maggioranza è la Gazprom controllata da Vladimir Putin. Un progetto da 4 miliardi di euro di cui Schroeder Cancelliere era stato il maggiore sostenitore politico. Durissimo André Glucksmann sul Corriere della Sera, per il quale «il Cancelliere uscente ha venduto la Germania ai voleri del Cremlino, che ormai controlla la sua energia e spera di controllare ancora la sua politica». E' un'altra prova dell'«immenso potere di corruzione della Russia di Putin».

Certo, Schroeder finisce con il trarre un vantaggio personale dalla proprie decisioni politiche e si può parlare di conflitto di interessi. Ma qui non si tratta di scandalizzarci e denunciare il costume politico, come fanno i giornali di sinistra (anche il "pragmatico" Riformista) e lo stesso Glucksmann. Negli Stati Uniti per esempio è del tutto normale che uomini di Stato passino alla guida di imprese economiche e viceversa.

Il problema vero è che allora vanno lette sotto un'altra luce le responsabilità politiche del cancellierato Schroeder. Negli otto anni di Schroeder alla guida della Germania i servizi segreti tedeschi hanno collaborato con quelli russi (l'Fbs) in Cecenia. L'asse Parigi-Berlino-Mosca ha coperto l'abolizione delle libertà in Russia e ingannato il mondo sulla questione irachena appellandosi al multilateralismo mentre le ragioni della loro alleanza stavano nella più ferrea e miope realpolitik.

Scrive giustamente Il Foglio che «tutte le paludate polemiche contro l'unilateralismo americano assumono il senso di una spregiudicata liaison russo-tedesca, basata su interessi concreti che non hanno proprio nulla di "multilaterale"».
«Sul piano geopolitico, non su quello moralistico del conflitto di interessi, si palesa una situazione preoccupante. Dall'Ostpolitik di Brandt ai silenzi tedeschi sulla situazione democratica di Ucraina prima e di Bielorussia oggi, all'assunzione dell'attuale ruolo da parte di Schröder c'è una linea di pervertita coerenza di cui si può cogliere oggi in modo più chiaro il senso».
Il Foglio è l'unico a cogliere le implicazioni di questa special relationship russo-tedesca sulla politica europea, «poiché esprime una tendenza a far prevalere nelle relazioni internazionali l'aspirazione a un sistema di rapporti privilegiati che rendono semplicemente impossibile una qualsiasi politica estera comune». Quale Europa?

1 comment:

Anonymous said...

Beh, Glucksmann non ne parla nell'articolo di oggi, ma del "miraggio Eurasia" già ne parlava in "Occidente contro Occidente" (2003) sostenendo che alla fine il "multipolarismo" tanto caro a Parigi e Berlino si riduceva a quanto evidenziato oggi da Il Foglio.

Anzi andava ben oltre:

"Il programma di un'Europa potenza liberata e concorrente degli Stati Uniti si sosterrebbe con un implicito contratto euro-russo, una specie di patto petro-nucleare...[...]Trasferire al Cremlino le chiavi del nostro consumo energetico significa dotarlo di poteri di intimidazione precedentemente attribuiti alla piccola Arabia.[...] L'Europa Occidentale si immagina di colonizzare la Russia, modernizzare dice, eufemismo sempre più politically correct. Resta da indovinare chi colonizzerà chi?"