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Monday, December 05, 2005

Civil religion. La riforma americana è nelle mani della Chiesa

L'articolo di Giuseppe Di Leo su il Riformista di venerdì 2 dicembre ("Il Vaticano riscopre Pio XII e rilancia il partito della «democrazia americana»") merita alcune considerazioni. Non è il primo in cui l'autore sostiene che Papa Ratzinger e il Cardinale Camillo Ruini guardano «al modello di civil religion americana come criterio futuro anche per l'occidente europeo». L'affermazione di Di Leo è accreditata dalle parole dei diretti interessati. In un passaggio del libro "Senza Radici", quando il presidente del Senato Marcello Pera si esprime a favore della religione civile, leggiamo che Ratzinger aderisce con entusiasmo: ma è proprio ciò di cui parlava Tocqueville! La democrazia americana funziona grazie a «un insieme di convinzioni religiose e morali di ispirazione cristiano-protestante, che nessuno aveva prescritto o definito, ma che veniva semplicemente presupposto». Tempo fa anche il presidente della Cei Ruini si esprimeva in termini inequivoci:
«Un tale modello sembra meglio in grado di garantire, nell'attuale società libera e democratica, i fondamenti morali della convivenza e in ultima analisi una comune visione del mondo, cosicché la promozione della democrazia appaia un imperativo morale in sintonia con la fede religiosa».
Resta allora da capire come mai quando Daniele Capezzone ed Enrico Boselli propongono a nome della Rosa nel pugno il superamento del Concordato, richiamandosi proprio alla «linearità» e alla «chiarezza» del modello americano («ognuno dica e faccia quello che gli pare, ma senza Concordati, senza otto per mille, senza privilegi particolari»), autorevoli esponenti della Conferenza episcopale, a cominciare dal suo presidente, e le forze politiche di riferimento, non solo non raccolgano lo spunto, ma sbattano la porta in faccia a ogni sorta di discussione.

Il favore di cui godrebbe la democrazia americana per il suo rapporto con le religioni non sarebbe una novità in Vaticano, aggiunge Di Leo nel suo ultimo articolo. Un saggio di Giovanni Sale su Pio XII e la democrazia in uscita su Civiltà cattolica rivela che «il modello di democrazia al quale faceva riferimento Pio XII (...) non era quello europeo, o meglio francese, di matrice laica e in buona misura indifferente alle problematiche di carattere morale e religioso, bensì quello statunitense, che affermava il primato della legge morale (o meglio di Dio) su quella positiva e non si caratterizzava per un atteggiamento ostile nei confronti delle religioni». Papa Pacelli sarebbe rimasto impressionato «dalla solidità e vitalità del sistema politico americano, nonché dalla libertà che assicurava (...) alle diverse confessioni cristiane».
SEGUE

2 comments:

Anonymous said...

Mi verrebbe da ridire sul fatto che tutto sia nelle mani del mondo cattolico e sul fatto che secondo te il mondo laicista sia immune da critiche e responsabilita'. Ma in fondo, se le sorti della nazione sono in mano ai soli cattolici, e' un po' un'ammissione di sconfitta del mondo laicista... ciao, harry.

Anonymous said...

...se così fosse sarei contento... Ma credo che i vari Capezzone e Boselli continuerebbero a strepitare... Il laicismo è malattia senile dei radicali... GM