Pagine

Wednesday, October 19, 2005

Sempre più evidente la confusione di Pera

La statua di San Benedetto a NorciaPerso in una selva oscura, che la diritta via era smarrita.

Ma cos'è tutto questo entusiasmo per ovvietà che la Chiesa, attraverso il suo sommo Pontefice, è semmai l'ultima a riconoscere? Cerchiamo di vederci chiaro. Le frasi rivolte dal Papa ai convenuti di Norcia hanno eccitato i cuori dei nostri teocon, ma non sono che la scoperta dell'acqua calda: i diritti fondamentali sono «inscritti nella natura stessa della persona umana» e sono «previi a qualsiasi giurisdizione statale». I credenti riterranno che quei diritti siano quindi «rinviabili ultimamente al Creatore» (notiamo sommessamente che "Creatore" è anche il termine usato da deisti e massoni), mentre i non credenti si fermeranno alla prima proposizione, perché «trovano il loro fondamento nell'essenza stessa dell'uomo». E pertanto quali sono le verità che una laicità «sana» dovrebbe riconoscere che già non riconosca la democrazia moderna? Che i diritti sono «inscritti nella natura stessa» dell'uomo e «previi»? Oppure che sono rinviabili al Creatore? O tutt'e due le cose?

Cosa significa che sono «previi»? Significa che sono indisponibili a i governi e alle maggioranze parlamentari. E questo non perché è Ratzinger a scoprirlo facendo l'esegesi del suo Dio o della sua tradizione, ma perché ci è arrivato il liberalismo più di due secoli fa.

Com'è confuso Pera nel suo intervento di oggi sul Corriere della Sera che Wind Rose Hotel ritiene invece chiarificatore! Sì, chiarificatore della confusione di Pera. Il presidente del Senato ci confida la sua paura della dittatura della maggioranza (che porta al relativismo):
«Se la democrazia non avesse fondamenti etici, quell'uomo avrebbe paura che, ai voti, gli capitasse di tutto e di peggio, persino, poniamo, che una maggioranza sbarazzina togliesse la pensione ai professori di filosofia teoretica. E se il cristianesimo non fosse la verità rivelata per chi crede, storica e culturale per chi non è credente quell'uomo avrebbe paura che un giorno qualcuno gli dicesse, che so?, che uccidere, rubare, dire il falso, sono solo convenzioni accidentali che possono anche essere cambiate».
Pera è così spaventato che non sa più a quale santo votarsi, a quale "assoluto" aggrapparsi. Ne ha un bisogno fisico. Così tira in causa il cristianesimo, quello rivelato e quello della tradizione: il rimedio è Dio nella vita pubblica, e anzi, visto che ci siamo, anche nella legislazione. Eppure dovrebbe sapere che ciò che distingue la democrazia moderna da quella antica è proprio il liberalismo, base ideale del costituzionalismo moderno. Si dà il caso che liberalismo e costituzionalismo abbiano risolto secoli fa il problema della dittatura della maggioranza senza alcun bisogno che Dio entri nella legislazione. La presenza di Dio nella legislazione si è viceversa dimostrata nei fatti la via più sicura per togliere ogni freno alla volontà di una maggioranza che fosse animata dalla fede.

Ed è infatti la seconda parte della lettera di Benedetto XVI a inquietarci. Riteniamo davvero il fine teologo Ratzinger così mediocre da concedersi alla banalità? No, e infatti le ovvietà sui diritti «inscritti nella natura stessa» dell'uomo e «previi» contenute nella sua missiva assumono significati inquietanti alla luce della seconda parte in cui Ratzinger chiede esplicitamente uno spazio per Dio nella legislazione. E Pera, ormai sbandato, la pensa come il Papa. Più che un confronto, un'adesione.

E' proprio il contrario di quanto dice Pera: liberalismo e democrazia saranno anche due cose diverse ma tutt'altro che incompatibili o irriducibili. Sono piuttosto due facce della stessa medaglia, indispendabili l'uno all'altra. Potrà sembrar strano al filosofare di Pera che cerca di risolvere ogni contraddizione, ma è questo ciò che le realizzazioni storiche di quei principi hanno dimostrato. Non si tutelano le libertà fondamentali laddove i popoli siano esclusi dal governo della società. Né si può definire democrazia un sistema di governo dove sia possibile abolire a colpi di maggioranza le libertà fondamentali.

Tuttavia, nulla può impedire che ciò avvenga. Fa parte della vita, è la libertà, è la democrazia bellezza! Una teoria politica che volesse mettere a priori, o a posteriori, la democrazia al riparo dagli errori della maggioranza non sarebbe certo una teoria liberale e democratica. L'errore concettuale sta nel cercare un sistema di governo capace di eliminare del tutto l'irriducibile incertezza connaturata nell'esistenza umana; nel non aver il coraggio di dire che in democrazia siamo noi, i cittadini di oggi, qui ed ora, ad essere i pieni titolari del diritto di decidere, dello stesso diritto e della stessa responsabilità che ebbero i cittadini del tempo della Costituente. Possiamo soggettivamente ricondurci alla tradizione che vogliamo, ma non esiste nessuna tradizione che oggettivamente valga più del nostro sentire di adesso. I correttivi che vorrebbe introdurre Pera per sentirsi del tutto al sicuro - Dio e la tradizione cristiana nella legislazione - viceversa storicamente hanno spianato la strada a ciò da cui vuole proteggersi.

Ferrara colpito e affondato. Due parole sull'intervento tocquevilliano docg di Dario Antiseri, oggi su Il Foglio (su WHR il testo), che mi pare porre una pietra tombale sul Ferrara. Tocquevilliano perché si pone l'obiettivo della separazione tra politica e religione nell'ottica della difesa di quest'ultima dalle tentazioni mondane, dalle lusinghe del serpente. Così conclude:
«So bene che una schiera, che sempre più si ingrossa, di antirelativisti, assertori di assoluti terrestri, si straccia le vesti di fronte a una simile posizione. Comprendo le loro preoccupazioni e i loro timori; non condivido, però, le loro soluzioni. E a Giuliano Ferrara e a quegli amici cattolici i quali, invece di rendere chiare le ragioni e le conseguenze della scelta di fede, si affannano a dimostrare, con il solo aiuto della ragione, al di fuori dell'annuncio di fede, la validità di valori supremi, vorrei chiedere: un cristiano che pensa di poter conoscere e fondare razionalmente principi etici assoluti non è forse caduto nella tentazione del serpente "eritis sicut dei cognoscentes bonum et malum"?. (...) Per un cristiano solo Dio è assoluto, per cui tutto ciò che è umano non può essere che storico, contestabile, non assoluto, relativo. Il cristiano, pena la sua metamorfosi in idolatra, può predicare l'assolutezza di qualche cosa umana, compresi lo Stato e magari proposte etiche presunte razionali? Certo, aveva ragione Thomas S. Eliot ad affermare che "se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura". Ma il messaggio cristiano, per chi crede, non è frutto di cultura, non può essere ridotto a umana cultura né trasformato in instrumentum regni».
Eppure, questa diminutio inaccettabile si avvicina alla soluzione del problema teologico-politico. Si avvicina, perché si tratta di un'ipotesi che può star bene al politico smaliziato (i neoconservatori americani che stringendo un'alleanza politica con la destra religiosa piegano la religione a mero instrumentum regni), ma è insoddisfacente dal punto di vista teologico. Più che trovare un terreno comune con il politico, il religioso preferisce separarsene, rimanere «incatenato nel santuario», secondo una felice espressione di Tocqueville.

6 comments:

Anonymous said...

Che i nostri diritti non siano frutto di un diritto positivo degli uomini, ma che siano ndentro la stessa natura dell'uomo credo sia una grande verità. E i laici cosa rispondono?
Gianca

Anonymous said...

Insisto, il liberalismo è possibile solo con premesse cristiane. Leggere Sergio Soave di oggi, sempre sul Foglio (evidentemente testata pluralista, altro che codina e papista, eh?), per credere. La separazione tra divino e politico E' il cristianesimo e la tradizione, piaccia o no, si fa sentire con un nocciolo duro di leggi profondamente eteronome e confessionali. Cioè giudaico cristiane. Quindi assolute.

JimMomo said...

Per Gianca: o non hai letto ciò che ho scritto o non so cosa pensare. I laici rispondono che è talmente ovvio che non occorre che a ricordare quella verità a chi l'ha scoperta (i laici) sia chi l'ha combattuta (la chiesa cattolica).

Per ismael: l'articolo di Soave è per 3/4 condivisibile. Poi quando comincia a parlare di scientismo, desideri, bisogni va in confusione. E' che per tutelare embrioni e feti quelli come Soave e Ferrara fanno violenza su individui e persone soggetti di quei diritti individuali. Questo genera evidentemente un problema non trascurabile.

Sono d'accordo che il cristianesimo e il concetto di persona siano strettamente legati, ma c'è da rispondere a una semplice domanda: come mai la nozione dei diritti inviolabili dell'uomo si è affermata dopo circa 1700 anni dall'avvento di Cristo? Provo una risposta: evidentemente il cristinesimo si sposa alla grande con il liberalismo e la democrazia. Diciamo che ad avere qualche difficoltà è la Chiesa cattolica intesa come potere.

Non credo che il liberalismo sia incompatibile con alcune culture, ma credo che sia combattuto da molti poteri.

Robinik said...

Jim, se anche fosse... se anche fosse..
Se domani mattina marx si risvegliasse e si dichiarasse liberale lo fucili?

Mi sembra che i laicisti si stiano comportando in maniera più rigida dei dogmatici stile inquisizione. Non vi va mai bene nulla di quello che viene da quel "mondo".

Sei sicuro che quello confuso sia Pera?

Ciao!

Anonymous said...

Forse il colto ed inclita Jim Momo non sa che il concetto stesso di persona nasce prima come riferito a Dio, nella discussione sulla Trinita', che all'uomo. Giusto per dire una cosetta sulle radici cristiane, che alla nostra povera europa (minuscola intenzionale) paiono far tanto problema.
Che i diritti umani li abbiano inventati gli allegri ghigliottinatori di Parigi e' peggio che credere alla Befana. Basterebbe dare un'occhiata a Batolome' de las Casas e alle polemiche dei missionari che si batterono perche' agli indios venissero riconosciuti anima, diritti, personalita' e cosi' evitassero la schiavitu', contro gli illuministi alla Voltaire, che scrivevano magari bene ma razzolavano maluccio, avendo interessi nel commercio di schiavi, oltre a rimarchevoli opinioni razziste.
Quanto poi al riconoscimento di Dio nel contesto civile, i precedenti democratici illustri si sprecano, America in primis.
Sulla curiosa idea che la dizione "creatore" sia massonica, basta dare una spolveratina alla Bibbia: neppure a Dan Brown alticcio verrebbe in mente di rivendicare il titolo per templari o a qualche altra setta da Pendolo di Foucault.
Stefano

Anonymous said...

Sono assolutamente d'accordo con la tua risposta. Personalmente ho sempre visto il liberalismo come il progetto di recupero dello spirito più autentico del cristianesimo, abbracciato dal ceto mercantile e intellettuale tra il XVIII e il XIX secolo per rivoluzionare l'architettura sociale dell'ancién regime. Perché 17 secoli di storia ecclesiastica più o meno incontrastata hanno dato quell'esito? Mah, questione ovviamente assai complessa. Il fatto principale, però, è che il cristianesimo nasce per convivere con una cornice giuridico-istituzionale preesistente (l'Impero Romano). Venuta a mancare quella, la Chiesa si è progressivamente affermata come "supplente" di un potere temporale vacante o frammentato. E' moooolto semplificato come discorso, ma spero che almeno risulti chiaro...