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Wednesday, October 05, 2005

Più libertà per tutti: abolire il Concordato

Il card. Agostino Casaroli e l'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi firmano il Concordato (1984)Per una riforma amerikana della religione e dello Stato

Complimenti Harry, per la bella conversazione con Capezzone, ma qui casca l'asino:
«... io non considero "intervento politico-elettorale" l'ammonimento morale sulla bioetica o sulla vita umana (che al contrario ritengo possa convivere con un sistema concordatario)».
Occorre sempre più ripetere che nessuno mette in dubbio a) il diritto di Ruini a dire la sua in pubblico; b) la libertà religiosa, di espressione e associazione di ogni confessione e la presenza nella vita pubblica del Dio di ciascuno. A essere oggetto di critica non é neanche una semplice moral suasion, ma la vera e propria azione di lobby a livello parlamentare e governativo finalizzata al duplice obiettivo di a) introdurre una legislazione che sposi la visione morale cattolica a scapito di altre cui non viene riconosciuta pari dignità, b) assicurarsi sempre più laute prebende. Dicesi clericalismo, neotemporalismo.

Sono i privilegi concordatari di cui la Chiesa gode e la condizione giuridica di Stato che essa vuole mantenere a determinare un contesto di violazione del principio di separazione fra Stato e Chiesa e di crisi della libertà religiosa e della credibilità della missione stessa delle gerarchie ecclesiastiche. Proprio la religiosità aveva a cuore Tocqueville quando scriveva:
«Sono così persuaso dei pericoli quasi inevitabili che corrono le credenze religiose quando i loro interpreti si mescolano agli affari pubblici e, d'altra parte, così convinto che occorra ad ogni costo mantenere il cristianesimo in seno alle nuove democrazie, che preferirei incatenare i sacerdoti nel santuario che lasciarli uscire da esso».
Da amerikani, facciamoci promotori della richiesta di abolizione del concordato. Della revisione di quell'articolo 7 votato da Togliatti e non voluto da De Gasperi. A guadagnarci sarebbero la libertà religiosa, la libertà individuale e lo spirito religioso. Questa è la sfida per i liberali.

I «crimini anticattolici» sono un lontano ricordo e spero che tra essi non includerai la breccia di Porta Pia e la fine dello Stato Pontificio. Persino Ratzinger ha riconosciuto il beneficio che la Chiesa ha tratto dalla fine del suo potere temporale e ammesso che se non le fosse stato imposto con la forza non sarebbe mai riuscita a liberarsene da sola. Quali sono dunque questi «crimini anticattolici»? Certo il socialismo reale se ne è reso responsabile. Ma il liberalismo? I liberali, e i cattolici liberali al loro fianco, hanno combattutto i clericali, non i cristiani, vedendo in loro dei nemici politici, non religiosi, e i preti, vedendo in loro gli amici del potere.
«Gli increduli d'Europa combattono i cristiani più come nemici politici che come avversari religiosi: essi odiano la fede più come l'opinione di un partito che come una erronea credenza; e nel sacerdote combattono assai più l'amico del potere che non il rappresentante di Dio. In Europa il cristianesimo ha permesso che lo si unisse intimamente alle potenze terrene. Oggi queste potenze cadono ed esso è come seppellito dalle loro rovine».
La vera distinzione non è fra laici e credenti, ma fra laici (credenti e non) e chierici (credenti e non).

Non si fa che ripetere in giro che la separazione fra Stato e Chiesa negli Stati Uniti è espressione della tutela della religione dall'ingerenza statale, mentre in Europa essa vuole tutelare la politica da influenze religiose. Vero, ma a te che sei sempre attento alla storia che «non si può cancellare con un colpo di spugna» non sfuggirà che fin dalle origini l'America fu popolata in gran parte da uomini che, sfuggiti all'autorità del Papa o ad altre persecuzioni religiose, non si sono sottomessi ad alcuna «supremazia religiosa». Sì, torniamo a Tocqueville: fin dalle origini, in America, politica e religione «furono d'accordo, e non cessano di esserlo, sulla separazione delle rispettive autorità». Così non avvenne in Europa, dove la lotta per il potere tra Papa e Imperatore fu secolare. Ecco le radici di un cristianesimo «democratico e repubblicano».

Negli Stati Uniti non vi fu all'inizio, e non vi è ora, alcuna fede religiosa contraria alle istituzioni democratiche, mentre a lungo in Europa vi fu l'opposizione cattolica nei confronti delle teorie liberali e democratiche. Mentre in Europa «lo spirito di religione e lo spirito di libertà» procedevano «in senso contrario», negli Stati Uniti «regnavano intimamente uniti». Se la religione ha «una così grande importanza in America, ed è professata spesso con tale ardore, lo si deve proprio alla completa separazione tra Chiesa e Stato».

Dunque, quando un Papa pone il liberalismo in cima alla lista dei nemici pubblici, quando ripete che le democrazie che hanno scelto la via della legalizzazione dei grandi flagelli morali e sociali del nostro tempo, proprio queste democrazie, questi Parlamenti democratici, sono eredi dei nazisti nella Shoah, a un laico, a un liberale, ribolle il sangue. Perché il liberale cerca di governare la piaga sociale, non pianifica uno sterminio.

5 comments:

Anonymous said...

Scusa ma fai un po' di confusione...
I padri pellegrini non scappavano dall'autorita' del Papa (come scrivi), ma da quella dei sovrani inglesi che, avendo mischiato stato e chiesa, opprimevano chi professasse un credo diverso. Stessa cosa accadeva in Germania dove i principi protestanti mischiavano fede e potere.

Anonymous said...

a proposito di prebende:
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/economia/icicatt/icicatt/icicatt.html

Anonymous said...

Concordo: aboliamo il concordato. Propongo anche di far diventare il Vaticano un bordello, così che le nostre signore della fede possano finalmente sfogare i loro istinti repressi con armate di saladini imbufaliti, mmm sai che gusto per Camilla che finalmente potrà solfeggiare con il Flauto Magico...

Anonymous said...

Da liberale e "mercatista" (non me ne voglia Tremonti), sono ovviamente favorevole anch'io all'abolizione di uno strumento datato e poco efficiente come il concordato cavourriano-togliattiano: anche l'adesione alle fedi religiose deve governarsi come un ambiente soggetto alla domanda e all'offerta. Ora, senza dimenticare che le premesse, oltreoceano, erano ben diverse (dicansi tabula rasa), e quindi senza avventurarsi in ipotesi peregrine come l'abrogazione del Vaticano, sostengo anch'io che la Chiesa abbia i mezzi per esercitare il suo formidabile magistero in regime di privativa. Però, poi, che sia finita una volta per tutte coi mantra radicali sugli "anatemi" e sulle "ingerenze".
Il discorso sulle leggi "immorali" avversate (giustamente, dal suo punto di vista) dalla Chiesa, poi, continui a porlo in modo sghembo, caro Jim. Perché qui non si parla di legalizzazione dell'aborto, ma della cultura dell'aborto "facile", delle coscienze addormentate e della serialità impressionante con cui la pratica dell'interruzione di gravidanza viene condotta. Si vorrebbe far emergere un tabù, non promulgare leggi illiberali, tutto lì.
E, poco o tanto, come continuerò a ripetere fino allo sfinimento, un tasso di confessionalità sarà intimamente connesso alle leggi dello stato. Oppure vogliamo permettere la poligamia e fare festa al venerdì nelle scuole pubbliche? Tutte opzioni tendenzialmente orientate ad una certa "laicità" di fondo, no? La laicità è un dovere dello stato, non un obbligo dei cittadini...

JimMomo said...

Abolito il concordato e il Vaticano-Stato, ognuno conduca le sue battaglie culturali, ci mancherebbe. Non finiremo di criticare certe posizioni, ma non le chiameremo ingerenze