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Tuesday, October 11, 2005

Fino a quando resteremo agli antipodi?

Australia. Il primo ministro conservatore John Howard ha varato una riforma energica del mercato del lavoro, articolata in tre punti: piena libertà di licenziamento (e quindi di assunzione) alle aziende sotto i cento dipendenti, possibilità per il governo di dichiarare illegittimo qualunque sciopero qualora comporti grave danno all'economia nazionale, contratti privati tra datori di lavoro e dipendenti.

Una provocazione alle "conquiste dei lavoratori", o più esattamente ai privilegi dei sindacati. Il Riformista invita a non scandalizzarsi, «a cominciare dal terzo punto, quello di aprire un canale diretto tra datori e dipendenti, fino al punto di abolire il sindacato in quell'eventuale azienda in cui tutti i dipendenti accettassero di regolare così il proprio rapporto, senza intermediazione sindacale e relative piattaforme di riferimento. In paesi in cui non viviamo più gli squilibri della prima e seconda rivoluzione industriale e i singoli vogliono modulare secondo le proprie convenienze orari, permanenza al lavoro e compensazioni, dovrebbe essere considerato tutt'altro che un regresso».

Se il secondo punto convince soprattutto applicato nei settori, come il trasporto, dove il gran numero di scioperi provoca danni per la cittadinanza e dà luogo a uno spropositato potere di ricatto, il terzo punto costituisce un affondo contro lo strapotere dei sindacati, il cui interesse corporativo prevarica quello del singolo lavoratore e dell'intera comunità. «Il più grande attacco ai sindacati mai verificatosi in Australia», lo ha definito il quotidiano The Australian. Ai sindacati sarà anche vietato l'ingresso nei posti di lavoro dove non vi sono contratti siglati attraverso un accordo sindacale.

Un commentatore del quotidiano The Australian vede nel ciclo di cambiamenti nel mercato del lavoro di cui queste misure fanno parte «una scintilla per un lungo periodo di crescita dalla bassa inflazione che ha portato già una grande prosperità ai lavoratori australiani e il più basso tasso di disoccupazione ufficiale delle ultime tre decadi. Preso nel suo insieme, questo processo ha provocato la più forte crescita in produttività e lavoro che l'Australia abbia visto nell'arco almeno di una generazione». Lo smantellamento del sistema australiano di pesante regolazione del lavoro richiederà ai sindacati di rappresentare davvero gli interessi dei singoli lavoratori invece di costituire un «fornitore in monopolio di manodopera a particolari industrie». D'altra parte, «sostenere i redditi più bassi del mercato del lavoro è un compito del sistema fiscale e del welfare, non di un sistema di stipendi regolati».

Il sistema centralizzato e concertativo delle relazioni industriali australiane, dominato da un gruppo ristretto di sindacati, padronati, giudici e avvocati, non era più sostenibile al di fuori di quelle protezioni cadute con la competizione globale.

Non ci ricorda nulla tutto questo? In ogni caso l'imitazione acritica sarebbe provinciale almeno quanto voltarsi dall'altra parte sdegnati. Se c'è qualcosa di quei tre «punti secchi» di cui non è il caso di scandalizzarsi, e da cui dovremmo invece trarre qualche lezione, è la filosofia cui sono ispirati e le rigidità del sistema che vanno a colpire. 1) La disoccupazione non va nascosta sotto il tappeto, ma governata per farne occasione di nuova occupazione; 2) Il diritto di sciopero va regolato diversamente nei settori, come il trasporto, dove diviene uno smisurato potere di ricatto; 3) Lo strapotere dei sindacati va limitato quando l'interesse della corporazione prevarica quello del singolo lavoratore e dell'intera comunità. Fino a quando resteremo agli antipodi?

3 comments:

Anonymous said...

scenario fantascientifico: e se il governo australiano decidesse di smettere di pagare gli addetti ai trasporti?
Non si risolvono i problemi mettendo la gente a tacere, è antidemocrazia...

Anonymous said...

Fino a qualche anno fa in Svizzera lo sciopero era vietato. Poi abbiamo cambiato la costituzione per fare come tutti gli altri. E ora i sindacati cominciano ad utilizzarla come arma di pressione e ricatto.
Ancora qualche anno e avremo anche noi il piacere di diventare "francesi". Ciao Pinocchio

Anonymous said...

Sostituire il sindacato con l'ASP
Propongo di azzerare il classico sindacato e dare origine all'A.S.P.(Associazione del Settore Produttivo) "associazione" in cui convergono soltanto i lavoratori che producono il Pil, dell'Industria, Edilizia, Agricoltura e Pesca, per controbilanciare il sistema lobbysta