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Thursday, February 10, 2005

Usa-Ue. Verso una tempesta per le armi alla Cina?

Chirac con il leader cinese Hu JintaoQuesta è l'analisi di Hans Binnendijk, sull'International Herald Tribune. Il 17 dicembre scorso l'Unione europea confermò l'intenzione di continuare a lavorare per abolire l'embargo sulla vendita di armi alla Cina imposto dopo Tienanmen e di voler prendere una decisione nei prossimi sei mesi. Di conseguenza, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato a larga maggioranza una risoluzione per la quale l'abolizione dell'embargo sarebbe incompatibile con la cooperazione transatlantica in materia di difesa.

Se la Francia sostiene l'abolizone dell'ambargo per interessi economici e la possibilità di controbilanciare con la Cina il potere americano, la Gran Bretagna vi vede una chance per migliorare i rapporti con la Francia messi in crisi dalla guerra irachena e la Germania sembra credere che un codice di condotta sulla vendita delle armi possa sostituire l'embargo, altri paesei europei sembrano esitanti.

Gli europei trascurano la gravità della questione. Gli Stati Uniti non vedono ad oggi la Cina come un nemico, ma i motivi di attrito non mancano, a cominciare dalle tensioni per Taiwan. La vendita di teconologie militari europee alla Cina sarebbe presa male a Washington, sarebbe una ferita letale per la Nato. E' impensabile che gli Usa possano accettare di vedere le proprie tecnologie militari passare alla Cina via Europa. Sarebbe la morte di ogni progetto di cooperazione Usa-Ue, con perdita di investimenti e posti di lavoro.

Ottenere tali tecnologie potrebbe convincere Pechino della praticabilità di forzare la situazione con Taiwan e della soddisfazione europea circa il rispetto dei diritti umani in Cina. L'Europa, conclude l'autore, non dovrebbe togliere l'embargo, ma se proprio vuole, dovrebbe seguire degli accorgimenti, operativi e politici. Primo, non ignorare che la questione non riguarda solo interessi economici europei; per l'America è in gioco la sicurezza e ogni passo dovrebbe essere discusso con Washington. Leggi

Prendiamo atto che in questa Europa entrerebbe prima la Cina che la Turchia. Solo i radicali denunciano il silenzio sui diritti umani, ma per quanti di loro, Pannella compreso, l'influenza del complesso militare-industriale è problema americano e non soprattutto europeo? In occasione della recente visita del presidente Ciampi in Cina, nella quale egli esercitò una indebita linea di politica estera, parlai di questi temi in un post.

Ancora prima, dopo le prime calorose promesse del presidente francese Chirac al leader cinese Hu Jintao, segnalavo, in un post intitolato «Una morte lenta per la Nato», un articolo uscito sul Washington Times:
«Riprendere a vendere armi alla Cina porrebbe un seria ipoteca sulla cooperazione Usa-Ue in materia di difesa. Se i governi europei cominceranno a condividere con Pechino delicate tecnologie militari, Washington dovrà bloccare alle industrie europee l'accesso a diverse teconologie di difesa, con seri danni per le sorti della Nato». Leggi
Nell'ipotesi di un futuro conflitto per l'isola Taiwan, l'aviazione cinese potrebbe attaccare le forze militari americane con Mirage francesi!

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