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Saturday, February 26, 2005

Prodi/versione Giuda Maccablog

Prodi è inadeguato a guidare la politica estera italiana. Oltre a piegare analisi e scelte alle esigenze di "tenuta" della sua coalizione, dimostra una preoccupante propensione a "deviare" dalla realtà

Avete letto ieri questo patetico, penoso, imbarazzante intervento di Romano Prodi sul Corriere della Sera riguardo la Sua politica estera? Beh, siccome è piuttosto un pistolotto democristiano, leggetevi la parodia di Giuda Maccablog, vi assicuro che il senso è quello:
«Saluti al Direttore, anche se il mio precedente articolo era per Repubblica voglio bene anche a voi. Siete tanto bravi e mi fate riflettere molto. (Mille battute circa)
Mi avete fatto due domande, che mi hanno fatto riflettere a lungo - ve l'avevo già detto? - queste domande sono: Perché ho detto a Bush benvenuto, mentre a giugno dell'anno scorso gli avevo mandato a dire vaffanculo brutto cowboy guerrafondaio? E il fatto che dica oggi a Bush benvenuto significa forse che ho cambiato idea? Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe una linea di politica estera dell'Unione, ma non c'è, quindi potrei dirvi di rifarmi la domanda quando e se ne avremo concordata una e di non romper l'anima, che sono così impegnato che non riesco nemmeno ad aggiornare il blog. Ma siccome sono stato il capo dell'Europa per cinque anni - ve l'ho mai detto? - e adesso sono il capo dell'Unione me ne fotto che non ci sia una linea di politica estera e vi dico la mia. (Millesettecento battute)
Non ho cambiato idea, Bush è un puzzone e non doveva fare la guerra, le elezioni sono state carine ma ci vuole l'Onu. Se non mando più Bush a quel paese è solo perché adesso è stato carino con l'Europa. E poi la democrazia non si esporta con le armi, ha visto Bush come siamo stati bravi in Europa a vincere la guerra fredda e far diventare democratico tutto l'est europeo e parte dell'Africa? - dei turchi non parlo che l'ultima volta ho fatto una gaffe - così bisogna fare. (Duemilaquattrocento battute)
In Iraq il vuoto di potere ha creato il terrorismo, per sistemare tutto ci vuole l'Onu. (Duemiladuecentocinquanta battute)
La politica estera dell'Unione è la pace. La guerra non si fa. La Costituzione dice che non si fa la guerra. La politica estera dell'Unione è l'articolo undici della Costituzione. (Duemilatrecento battute)
La guerra la può autorizzare solo l'Onu, in tutti i casi tranne uno. Tranne cioè che non sia fatta da un governo di centrosinistra e da un presidente americano democratico, in questo caso non si chiama guerra ma "intervento armato". (Duemilaottocento battute)
Prima che i riformisti si incazzino, questa non è la linea ufficiale dell'Unione, quella non c'è, questo è solo il contributo del capo, che sarei io.
Saluti. (Cinquecentosessanta battute)»
Per Prodi pace e stabilità hanno sempre la precedenza sulla libertà. Angelo Panebianco oggi risponde. Anch'egli fatica a rimanere calmo, si sente preso in giro, ma decide di prenderlo sul serio ed entra nel merito. La visione di Prodi affonda le sue radici nel "cattolicesimo democratico".
«Aggiorna una concezione che fu non della Dc degasperiana (per la quale l'atlantismo ebbe sempre pari peso rispetto all'europeismo) ma della sinistra Dc... perfettamente armonizzabile con la visione gollista di Chirac e gli umori pacifisti della Germania... Il vero elemento coagulante di cose così diverse come l'irenismo cattolico, il gollismo e il pacifismo tedesco, ciò che le rende (provvisoriamente?) compatibili è la comune avversione per le scelte di fondo degli Usa».
Prodi però non sa cos'è la parola "libertà", né si ricorda dell'11 settembre e si preoccupa del terrorismo. Non una parola su questo.
«Ci sono, nel testo di Prodi, due "omissioni" rivelatrici: riguardano la "libertà" e "l'11 settembre". Le riscontriamo anche nei discorsi di Chirac o di Schröder e mostrano quanto grande sia ormai la distanza fra l'Europa franco-tedesca (e Prodi) e gli Stati Uniti. Prodi non cita mai, neanche una volta, la "libertà", chiarendo così di non credere nel fatto che Europa e Usa possano essere ancora accomunati da una missione di libertà nel mondo... Il fatto che Prodi parli di pace come obiettivo di fondo e Bush di libertà già definisce i termini delle future rotte di collisione fra un'eventuale Italia guidata da Prodi, in sintonia con l'Europa franco-tedesca, e l'America. È evidente che il rifiuto del regime change in qualunque situazione è totale se pace e stabilità hanno sempre la precedenza sulla libertà».
Inoltre Prodi «sopravaluta i meriti dell'Europa e tace sui suoi limiti».
«Il merito dell'Europa è che è un'area di stabilizzazione e di stimolo alla democratizzazione dei territori adiacenti. Prodi fa bene a ricordare il ruolo dell'Europa nell'allargamento (anche se omette che esso è stato svolto avendo alle spalle il potere politico e militare americano)».
Ma poi segue una lunga lista di analisi e scelte politiche sbagliate da parte dell'Europa:
«Sull'Iraq la sua vera "proposta" era di lasciare al potere Saddam. Nel conflitto israeliano-palestinese ha saputo solo appoggiare fino all'ultimo quel campione del doppio gioco che era Arafat. Sull'embargo alla Cina ha una posizione "irresponsabile", nel senso che vuole rompere l'embargo senza preoccuparsi del fatto che in Asia sono gli americani (e non gli europei) ad avere tutto l'onere della difesa dello status quo a fronte delle minacce alla pace mondiale (Taiwan, Corea del Nord). Nemmeno nel giudizio sull'involuzione autoritaria della Russia sembra esserci vera consonanza fra America e Europa».
Camillo ieri aveva già inferto tre colpi mortali alla lettera di Prodi. La nostra Costituzione, vi si legge, costituisce «un rifiuto fermo e assoluto» alla guerra. Non è vero. "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli", recita la Costituzione.
«Le dittature, va da sé, offendono la libertà dei popoli. Fare una guerra a una dittatura significa difendere la libertà di quei popoli oppressi, non offenderla. E' ovvio, no? Ed è anche scritto in italiano. Essendo stati liberati da un intervento armato, ovviamente i costituenti non avrebbero mai potuto escludere le ragioni di una guerra contro una dittatura».
Prodi ha anche scritto che «l'Onu è, nella quasi generalità dei casi, l'unica istituzione dalla quale può legittimamente derivare l'approvazione della comunità internazionale».
«La "quasi generalità" è un modo di dire per escludere la guerra che il governo dell'Ulivo fece alla Serbia per evitare, preventivamente, che si consumasse un genocidio in Kosovo».
L'Europa ha esportato la democrazia nei Paesi dell'est europeo? Ma vaaa... «allora lo schieramento che oggi sostiene Prodi stava coscientemente, o di fatto, con quelli che volevano esportare la dittatura, non la democrazia».

Anche l'editoriale su il Riformista di oggi rimprovera Prodi e si chiede: «C'è qualche traccia della lotta alla minaccia jihadista, nell'intervento prodiano?»
«... Quando però si tratta di trarne le conseguenze sull'Iraq di oggi, non ci siamo ancora. Non c'è traccia di giustificazione oggi possibile della missione italiana, e si continua a chiedere un calendario già fissato dalle risoluzioni Onu».

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