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Monday, January 24, 2005

«L'impero dei diritti dell'uomo»

Il "documento" uscito oggi sul Corriere della Sera è un articolo di Michael Ignatieff e corrisponde esattamente a ciò che vorrei udire dalla sinistra. Riconosce che il «prudente realismo» espresso dal candidato democratico Kerry «ha perso a mani basse» le elezioni, vinte dalla visione di Bush, il «provvidenzialismo democratico»:
«I Democratici, un tempo eredi di grandi sognatori come Franklin Roosevelt e Woodrow Wilson, rischiano di diventare il partito dei piccoli sogni, mentre i Repubblicani, che sotto Nixon e Kissinger sembravano decisi a spogliare la politica estera da ogni alto fine morale, sono diventati il partito che vuole cambiare il mondo».
Va ammesso anche che «la promozione della democrazia da parte degli Stati Uniti» è una gran cosa per il mondo. L'America sarà anche impopolare, «ma la sua egemonia ha davvero coinciso con una rivoluzione democratica nel mondo».

Ora la prova sta nel vedere se la democrazia funzioni nei paesi poveri. Nel libro The Democracy Advantage, realizzato da studiosi di area clintoniana su ispirazione di George Soros, si contesta la tesi del "prima sviluppo, poi democrazia". Le democrazie povere permettono più crescita, meno mortalità infantile e maggiore aspettativa di vita rispetto alle autocrazie. Se è vero che la Cina cresce più dell'India, la Cina dovrebbe però imparare dall'India che «la democrazia mostra come si può armonizzare la crescita con una maggiore equità». Di questo aveva parlato di recente anche Amartya Sen.
«Halperin e i suoi colleghi suggeriscono che la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale abbandonino la pretesa tecnocratica di dispensare solo consigli economici e inizino invece a promuovere la democrazia come prerequisito per il progresso economico. Il programma "Millennium challenge account" dell'amministrazione Bush fa proprio questo...
(...)
Quindi promuovere la democrazia è rischioso, ma appoggiare gli autocrati non fa che posticipare il giorno della resa dei conti "Un uomo, un voto, una sola volta" è un'altra reale preoccupazione: gli islamici (o i despoti secolari) che si servono della democrazia elettorale per abolire la democrazia stessa».
L'esempio più eclatante, con il quale gli Stati Uniti hanno ancora oggi un conto aperto, è quello dell'Iran, quando hanno spalleggiato un autocrate come lo scià di Persia, mettendo l'America dalla parte sbagliata.

Attenzione però, avverte Ignatieff, «i grandi sogni possono essere folli e pericolosi».
«Il provvidenzialismo democratico nutre l'illusione che sia l'America a guidare la storia mondiale. L'America ha un grande potere e dovrebbe usarlo, ma non sempre la storia è al servizio dei grandiosi progetti americani».
L'amministrazione Bush deve dimostrarsi «all'altezza della propria retorica», sia all'estero che in patria, conservando «l'umiltà che viene dalla consapevolezza di essere al servizio di un intero popolo, e non di un disegno provvidenziale che solo i veri credenti possono capire».

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