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Monday, October 11, 2004

Business first. Chirac vuole armare la Cina

L'embargo dell'Unione europea sulla vendita di armi alla Cina «non ha nessuna giustificazione o fondatezza», visto che la Corea del Nord non è sottoposta a nessuna iniziativa del genere da parte dell'Ue. Questa posizione è stata reiteratamente espressa dal presidente francese Jacques Chirac durante la sua visita in Cina. L'embargo risale al 1989, come conseguenza del massacro nel quale centinaia di persone vennero uccise dall'esercito a piazza Tiananmen, nella repressione del movimento democratico.

Ma quell'embargo, per Chirac, è ormai obsoleto, «è di altri tempi e non corrisponde più alla realtà delle cose». Le ragioni che lo resero necessario, oggi sono superate per il presidente francese, che vede la Cina portare «prosperità al suo popolo», «preoccupata di costruire lo stato di diritto, di far progredire i diritti dell'uomo, di rispettare i principi dello sviluppo durevole». Sul problema dei diritti umani in Cina, Chirac si è limitato a presentare al leader cinese Hu Jintao una «lista di casi individuali», una decina di prigionieri politici, suscitando le critiche dei gruppi dissidenti. Altri paesi europei sono contrari alla revoca dell'embargo e la posizione francese preoccupa parecchio Washington, considerata la tensione tra la Cina e l'isola di Taiwan.

Il presidente Chirac ha poi manifestato l'intenzione di rafforzare l'«asse» politico che si è costituito tra Francia e Cina negli anni passati, e cementato dalla comune opposizione alla guerra in Iraq e, più in generale, al ruolo globale degli Stati Uniti. In un comunicato congiunto, Cina e Francia sottolineano che questa visita «permette di approfondire ancora la partnership globale strategica tra i due Paesi e di sviluppare ulteriormente le relazioni economiche, industriali e tecnologiche, per portarle al livello di eccellenza delle relazioni politiche».

Chirac era in buona compagnia. Una cinquantina di grossi industriali a caccia di contratti, i quali hanno firmato accordi con le autorità cinesi per un valore complessivo di quattro miliardi di euro, nel corso di una suggestiva cerimonia al Palazzo del popolo, sede dell'Assemblea nazionale cinese, proprio in piazza Tiananmen, alla presenza di Chirac e di Hu Jintao, presidente cinese e segretario del Partito comunista. Tra le imprese che hanno beneficiato della visita del presidente ci sono la Alstom, la Dassault, la Eurocopter e la France Telecom. Tre altri importanti contratti, per la vendita di velivoli dell'Airbus, del treno ad alto velocità TGV e di centrali nucleari, saranno firmati nei prossimi mesi.

Nello stesso partito del presidente, l'UMP, c'è chi alza lavoce, come l'ex ministro Alain Madelin: «Trovo profondamente scioccante che la Francia si sia fatta portavoce della fine dell'embargo sulla vendita di armi alla Cina. E perché dovremmo vendere armi alla Cina, per opprimere il Tibet? Per opprimere il popolo Uigur? Per minacciare Taiwan? La Cina ha bisogno di diritti umani, di libertà, non ha bisogno delle nostre armi».
La Francia che Chirac ha forgiato non è più il paese in cui nel lontano 26 agosto 1789 prese vita la Dichiarazione universale di diritti dell'uomo e del cittadini. Quel che più preoccupa è che dall'esterno non si vede alcun segno di risveglio da parte del mondo politico e intellettuale francese.

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