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Friday, June 04, 2004

Welcome to Rome (oggi come 60 anni fa)

Le unità della V armata Usa convergono su Roma, mentre le ultime retroguardie tedesche stanno ormai abbandonando la capitale. I primi reparti del gen. Clark entrano da sud in mattinata e alle ore 19,15 l’88ma divisione americana raggiunge Piazza Venezia.
Il mattino del 4 giugno il gen. Mark Clark arriva nei dintorni di Roma e se la prende con i suoi sottoposti per non aver spinto l'affondo finale. Ancora troppo agguerriti sono i tedeschi, è la spiegazione, ed è pericoloso spingersi in avanti. Il generale, notando il cartello stradale "Roma", si mette in posa per farsi fotografare, proprio mentre lo raggiungono delle raffiche di mitra di cecchini tedeschi. «Ha capito ora perché non ci siamo spinti in avanti?». Il giorno dopo Clark fece staccare il cartello e se lo portò a casa come souvenir. Il 5 mattina, all'alba di una giornata di sole, Clark sale su una Jeep, imbocca la Casilina e cerca - sbagliando cinque volte strada - di arrivare al Campidoglio per passare in parata davanti al Colosseo. L'ingresso delle truppe alleate in centro è trionfale, la popolazione gli riserva un'accoglienza entusiastica quanto inattesa. A piazza Venezia, c'era l'inviato della Bbc Godfrey Talbot: la sua corrispondenza. Il re Vittorio Emanuele III, secondo gli impegni presi, abdica in favore del figlio Umberto di Savoia.
Il sacrificio. Per poter giungere a Roma la V armata americana ha perduto 30.000 uomini (tra morti, feriti e dispersi); 12.000 sono le perdite dei reparti dell’VIII armata britannica; contro le 25.000 dei tedeschi.

Su RadioRadicale.it (a cura di Michele Lembo) i ricordi di Angiolo Bandinelli, l'«attesa vera di libertà e di liberazione» di quel giorno.

Churchill aveva esitato a dare forza all'offensiva alleata su Roma. In gioco c'erano ancora gli assetti del dopoguerra e una liberazione troppo repentina dell'Italia rischiava di pregiudicarli a vantaggio dell'influenza sovietica. Gli bastava che una sola divisione, quella del gen. Usa Mark Clark, avesse liberato le zone di sbarco laziali e non Roma, per concentrarsi sulla Manica. Ma la liberazione di Roma era il centro dei pensieri ambiziosi di Clark, ci teneva ad arrivare per primo, ritardando di inseguire i tedeschi in rotta. Roma era un obiettivo importante e spettacolare che avrebbe demoralizzato i tedeschi. Clark avrebbe potuto puntare il più velocemente possibile verso est con tutte le sue forze per intrappolare la 10ma armata tedesca di Vietinghoff, dando un'accelerazione decisiva alla fine della guerra in Italia. I tedeschi ebbero invece il tempo di riorganizzarsi e di attestarsi sulla "linea gotica", dove quasi indisturbati vi rimarranno per oltre sei mesi. Da lì Kesserling ebbe il tempo di predisporre un'altra formidabile difesa. La scelta di Clark costerà all'Italia settentrionale un altro intero anno di guerra e di bombardamenti fino al 25 aprile del '45.

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