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Thursday, February 05, 2004

Quell'errore che i neocons non avrebbero commesso
L'errore politico imputabile a Bush e Blair è quello di aver puntato troppo, per giustificare la guerra in Iraq, sulle armi di distruzione di massa, sottovalutando - sia pure non escludendo - gli altri due motivi espressi fin dall'inizio: la liberazione del popolo iracheno come prima tappa dell'esportazione della democrazia in Medio Oriente e la "strana" alleanza tattica di Saddam con Al Qaeda. A questo errore sono però stati indotti da un sistema internazionale e da un'organizzazione internazionale, le Nazioni Unite, fuori dal tempo: il principio della sovranità nazionale è più inviolabile dei diritti umani e del diritto alla democrazia. Ne viene fuori che, per giustificare un intervento dettato dalla convinzione che la sicurezza nazionale e la vittoria sul terrorismo si conseguono provocando una rivoluzione democratica in Medio Oriente, si deve dimostrare l'esistenza di una minaccia diretta, come si fosse in Tribunale, di fronte a giudici non imparziali (le altre potenze), che sono lì per curare i propri interessi. L'opinione pubblica invece, è meno interessata ai cavilli legali e più sensibile alle motivazioni "morali" e ideali. Qui bisognava essere forti e decisi, come chiedevano i neocons, e per questo oggi Bush e Blair prestano il fianco ai loro critici sulle armi di distruzione di massa. Avessero motivato diversamente l'intervento, basandosi sull'innovazione giuridica del diritto-dovere di ingerenza in favore della democrazia e dei diritti, non dovrebbero oggi doversi giustificare.

La questione delle armi di distruzione di massa che non si trovano
Qui c'è roba per tutti. Luca Sofri chiama Bush e Blair alle loro responsabilità e dichiara i vincitori, per il momento: gli ispettori dell'Onu. Risponde Christian Rocca, che puntualizza sulle "vere" dichiarazioni dell'ex ispettore David Key - i pericoli c'erano eccome - e fa giustamente notare che Hans Blix non aveva capito un bel niente se davanti al Consiglio di Sicurezza dichiarava che le 6.500 bombe con mille tonnellate di agenti chimici mancavano all'appello e che «in assenza di prove contrarie, dobbiamo presumere che di queste quantità non ci sia stata data spiegazione». Dunque, le armi chimiche? «Non si può saltare alla conclusione che esistano. Comunque questa possibilità non è esclusa». «L'Onu. Non è riuscita - conclude Rocca - a trovare la principale arma di distruzione di massa. Eppure era ben visibile. Con gli ispettori in campo si faceva la barba tutte le mattine». Leggi i due articoli
Il Foglio
Per il Riformista Nessuna inchiesta può dire se la guerra era giusta: «Nessuna commissione d'inchiesta - nemmeno quella che l'opposizione parlamentare propone in Italia sulla scia delle decisioni statunitensi e britanniche - potrà accertare se la guerra in Iraq è stata giusta. (...) Per cercare quella legittimità internazionale che le mancava, l'amministrazione Bush e più ancora di lei il governo Blair fondarono infatti il caso per la guerra sull'esistenza delle armi di distruzione di massa. Nella carta dell'Onu, scritta in un'altra epoca, non è contemplata la guerra preventiva per liberare un popolo da una dittatura, sulla base di una ormai superata concezione della sovranità nazionale. Dunque dovevano esserci armi, e armi pericolose (...)». Leggi tutto.

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