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Sunday, February 29, 2004

Non buoni e cattivi, ma interessi in conflitto
Angelo Panebianco individua oggi sul Corriere della Sera «ragioni strutturali dietro ai conflitti nella maggioranza. Questi conflitti hanno spesso la natura di giochi a somma zero».
Due linee di frattura interne alla coalizione. «La prima contrappone il "partito del Nord" (rappresentato dalla Lega, dal ministro dell'Economia Tremonti e fino a oggi sostenuto da Berlusconi) e il "partito del Centro-Sud", i cui interessi trovano ascolto soprattutto in An e nell'Udc». La seconda «oppone gli interessi "esterni" agli interessi "interni" allo Stato. Se gli elettori della Lega, ma anche di una parte di Forza Italia, sono estranei allo Stato, e alle categorie professionali che allo Stato fanno riferimento, An e Udc rappresentano proprio quelle categorie: dipendenti pubblici, funzionari ministeriali, e più in generale quella parte della società che ha nello Stato la sua fonte di reddito. Si spiega perché Udc e An, in quanto rappresentanti di interessi "interni" allo Stato, si sforzino, in molti casi, di difendere lo status quo e, con esso, le corporazioni interessate. Quella che viene presentata come espressione di "moderazione" contrapposta all'estremismo dei leghisti (o del ministro dell'Economia) è spesso, a ben vedere, la difesa di interessi professionali-corporativi di cui si vuole impedire la destabilizzazione. Incidentalmente, ciò spiega anche perché An e Udc siano guardate con occhi amichevoli da settori del centrosinistra. Non è solo perché esse logorano il nemico Berlusconi. E' anche perché tutelano interessi non dissimili da quelli tradizionalmente rappresentati dal centrosinistra. In questa storia non ci sono "buoni" e "cattivi" ma interessi in conflitto».

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