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Thursday, October 23, 2003

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* il cata-litico
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«L'assemblea generale dell'Onu contro il muro in Cisgiordania. La risoluzione, non vincolante, è stata approvata dall’Assemblea generale, dopo una trattativa tra paesi arabi e dell'Ue (che hanno imposto alcune modifiche). L'Europa ha votato a favore, gli Usa contro, assieme a Micronesia e Isole Marshall. L'ambasciatore israeliano all'Onu, Dany Gillerman: "Ipocriti. Si preoccupano più dei nostri tentativi di difenderci dal terrorismo, che del terrorismo". Il vicepremier Olmert: "La costruzione del muro andrà avanti". Mahatir, premier malese, accusa i grandi esponenti della democrazia che "terrorizzano il mondo". Il ministro degli Esteri israeliano Shalom denuncia il crescente antisemitismo nel mondo islamico e in Europa.»
Il Foglio
1/C'è muro e muro
L'equiparazione tra il muro che stanno erigendo gli israeliani e che li dividerà dai territori palestinesi e l'altro precedente storico del muro di Berlino non sta proprio in piedi. Può essere suggestiva, ma è mistificatoria. A parte che a Berlino il muro fu eretto per impedire l'emorragia di berlinesi dell'est sovietico verso l'ovest democratico e in Israele viene eretto semmai per impedire l'entrata nel Paese, anche in termini di scopi e simboli il paragone non sta in piedi e chi vi allude è sciocco o peggio. I tedeschi dell'ovest non volevano compiere attentati terroristici contro i tedeschi dell'est. Si voleva impedire che cittadini di uno stesso popolo, con una stessa lingua, cultura e storia, vivessero insieme in uno Stato democratico.
Per quanto iniziativa di discutibile utilità e di sicuro rammarico, va pur sempre riconosciuto l'obiettivo che è quello di proteggersi da un terrorismo che sta davvero riuscendo a destabilizzare la stessa esistenza dello Stato ebraico. Se davvero lo si vuole definire come molti fanno, è un nuovo 'ghetto' in cui sono costretti a rinchiudersi essi stessi: nessuno vuole che non si esca, ma si cerca di non far entrare, è un sistema di difesa dalle incursioni di quei kamikaze di cui ci si dimentica in fretta, soprattutto, e volentieri, in Europa. Non solo dovremmo metterci nei panni di chi è costretto a vivere tutti i giorni sotto questa costante disumana minaccia, ma dovremmo cogliere nella costruzione del muro il segno di un'enorme debolezza, di un grido di aiuto troppo spesso inascoltato da una comunità internazionale sensibile molto più al dramma palestinese, reale, ma del quale la responsabilità è quasi tutta a carico delle leadership arabe, Anp compresa.
Poi c'è questo già famoso accordo di Ginevra per la pace che verrà siglato il 4 novembre tra politici e intellettuali israeliani e palestinesi. Una bella iniziativa, ma impopolare e con pochi elementi di realismo. Tutto è bloccato sul rifiuto da parte dell'Anp di usare la forza per disarmare i terroristi e per smantellare le loro organizzazioni.


2/Accordo sì, ma i dubbi sono leciti
Difficile da giudicare l'accordo, non ancora firmato, ma raggiunto con l'Iran per lo stop al suo programma per l'arricchimento dell'uranio, tappa essenziale per dotarsi di testate atomiche. La Repubblica islamica accetta senza condizioni i controlli a sorpresa e dovunque degli ispettori dell’Aiea. Riescono nell'impresa i ministri degli Esteri Jack Straw (GB), Dominique de Villepin (Francia) e Joschka Fischer (Germania), a colloquio con l’omologo iraniano Kamal Kharrazi e con il consigliere per la sicurezza nazionale Hassan Rowhani. Contropartita la cooperazione dei tre Paesi europei per lo sviluppo del nucleare civile. Rowhani precisa però: "Per decisione volontaria - e quindi non su pressione dell’Aiea - il governo iraniano ha deciso di firmare il protocollo", "in segno di buona volontà sospenderà ad interim tutte le attività di arricchimento dell’uranio". Tuttavia, "il protocollo non deve minacciare gli interessi, la sicurezza e l’orgoglio nazionale iraniano".
A questo punto i dubbi sono leciti. Delle due l'una: o una sapiente azione diplomatica, una 'first resource' (contrapposta alla 'last resource', la guerra) ha prevenuto una prossima crisi internazionale, oppure ci si è semplicemente lasciati ingannare da un regime chiaramente clerico-fascista che intanto verrà aiutato a superare il suo momento di crisi economica e politica, ma sarà pronto a denunciare a suo piacimento i protocolli. Certo è alta la delusione tra gli oppositori iraniani che vedono gli europei salvare il regime che li opprime.

Lettura: Gli ayatollah di Teheran chinano la testa, ma la chinano "ad interim"

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